Tutta l’Italia scende in piazza per lo sciopero nazionale indetto dalla Fiom-Cgil contro gli accordi separati di Pomigliano e Mirafiori. Diciassette le manifestazioni previste da nord a sud dello stivale in zone industriali caratterizzate dalla presenza di stabilimenti o sedi del gruppo Fiat o dalla presenza di aziende in cui sono in corso lotte a difesa del posto di lavoro.
Mentre in Lombardia la manifestazione si svolgerà a Milano dove sarà lo stesso segretario della Fiom Maurizio Landini a chiudere l’iniziativa, in Sicilia la mobilitazione è prevista davanti al sito di Termini Imerese dove c’è lo stabilimento in via di dismissione. Ma è il Lazio ad ospitare una delle proteste più significative. Questa volta non sarà Roma protagonista della protesta, ma Cassino, sede degli stabilimenti Fiat. Migliaia di manifestanti arrivati nella piccola città laziale con pullman e treni. Alcuni di loro hanno occupato i binari della stazione di Colleferro. Protestano per il fatto che alcuni studenti diretti a Cassino sono stati trovati in treno senza biglietto.
70 pullman, non solo metalmeccanici ma anche studenti e precari di diverse categorie, arrivati per il corteo di stamane che attraverserà tutta la città fino alla piazza del Municipio dove si terrà il comizio conclusivo della manifestazione. Qui a parlare saranno gli studenti superiori e dell’università, un lavoratore precario, i vertici regionali Fiom e Cgil. L’intervento finale sarà di Laura Spezia, della segreteria nazionale, in sostituzione di Landini che ha definito quella del 28 “la prova del fuoco” per la riapertura della trattativa con Fiat. La piccola città laziale diventerà presto uno dei punti nevralgici per le rivendicazioni sindacali “qui c’è uno stabilimento Fiat che occupa circa 4000 lavoratori e un indotto che ne impiega altri 5000 – dice Canio Calitri della Fiom Lazio – ma questi stabilimenti rischiano di essere i prossimi a vedere conclusi accordi vergognosi come quelli di Pomigliano e Mirafiori”. Lo stesso Marchionne, infatti, ha indicato Melfi e Cassino come i prossimi siti dove applicare lo schema già sperimentato negli altri stabilimenti.
Ma qui nessuno sembra voler cedere e sono in tanti a farsi sentire. Come spiega Paolo, operaio in pensione che a manifestare ci va ancora: “Io non rinuncio a dire quello che penso, alla catena di montaggio ci sono stato per tanti anni e so cosa vuol dire. Qui si vuole attentare alla vita dei lavoratori facendo passare in secondo piano la legalità e il significato del contratto collettivo nazionale”.
I motivi della protesta delle tute blu li ricordano Giovanni e Claudia che sono partiti da Roma, ma sono arrivati ieri dalla Sardegna per manifestare proprio a Cassino: “Nostro figlio lavora li e rischia il posto. Come potremmo non esserci in un momento così delicato per il Paese, con questa protesta vogliamo la riconquista del Contratto Nazionale”. Intanto sugli striscioni da esibire durante il corteo si citano anche le vicende che interessano Berlusconi: “Tu bunga bunga noi disoccupati”, “l’Italia non è un bordello”, “vogliamo un futuro ci inviti ad Arcore?”. Ma nel mirino di chi protesta anche Bonanni, leader della Cisl: “Marchionne comanda, Bonanni abbaia”. E il clima è disteso solo da qualche battuta e da qualche slogan urlato contro il governo, ma i metalmeccanici promettono lotta dura contro chi non è capace di tutelare e garantire certi diritti.
Proprio ieri ad essere fischiata è stata anche Susanna Camusso, segretario nazionale della Cgil, che durante la manifestazione di Bologna, l’unica a svolgersi un giorno prima, non ha risposto all’invito di Landini di proclamare lo sciopero generale. Un coro di fischi è arrivato dallo zoccolo duro del sindacato di corso Italia, convinto della necessità di una decisione forte anche da parte della Camusso.
Accanto ai metalmeccanici sfileranno nel resto d’Italia anche gli studenti e il personale della scuola. Alle 12 a Roma è prevista la protesta dei Cobas che coinvolge insegnanti, personale Ata e amministrativo e una delegazione della Fiom nazionale.
Di Luigina D’Emilio