Se fossimo in Michele Santoro ringrazieremmo quel simpatico direttore generale che, indossati i panni dell’amico presidente del Consiglio, ha deciso di molestare anche gli spettatori di Annozero e di fare l’imitazione del grande molestatore, che evidentemente ieri sera era affaccendato altrove, speriamo non in compagnia di Lele Mora.
Grazie anche all’imitatore di Berlusconi la puntata di Annozero ha così polverizzato gli ascolti, ha raggiunto e superato i sette milioni di spettatori, ha sfondato il muro del 25% dello share, ha persino surclassato la partita Juventus-Roma, insomma Masi è riuscito laddove persino Berlusconi non era riuscito a centrare simili risultati, anzi se fossimo nei panni del presidente editore non esiteremmo un istante a premiare Masi, magari rimuovendolo…
Al di là delle ironie è stato uno spettacolo desolante, in linea con l’esibizione del capo supremo durante l’ultima puntata dell’Infedele condotto da Gad Lerner. Ormai siamo in presenza di un gruppo di potere che ha perso la testa, non ha più una bussola e, invece di accompagnare il padrone all’uscita, si illude di poter battere la strada dell’avventura e dell’avventurismo.
Berlusconi progetta la marcia contro i suoi giudici a Milano, la maggioranza tenta di impedire la lettura delle devastanti carte arrivate al parlamento, la commissione di Vigilanza vorrebbe varare un regolamento per chiudere tutte le trasmissioni di approfondimento che non piacciono all’imputato, nonché presidente del Consiglio.
Come possono pensare di imbavagliare la pubblica opinione? Come possono credere che si possa bloccare la libera circolazione dei fatti, che comunque troveranno il modo di uscire? Proprio perché l’unico mandante del complotto, purtroppo per i berlusconiani, è stato ed è Berlusconi, che con le superficialità, le sue leggerezze, e forse anche con qualcosa di molto più grave, ha innescato il complotto contro se medesimo e dovrebbe autodenunciarsi e autoarrestarsi.
Possibile che non esista una destra capace di mandarlo a casa, magari con dolcezza, e di sostituirlo con chiunque altro, magari ad eccezione di Cesare Previti e di Marcello Dell’Utri che hanno già avuto o hanno rilevanti problemi con i giudici, questa volta non di Milano? Possibile che il conflitto di interessi sia così potente e inquinante da ridurre tutti al silenzio e alla accettazione di modi, forme e linguaggi che hanno ormai assunto aspetti eversivi?
Ci auguriamo che il prossimo 13 febbraio Berlusconi voglia revocare la marcia su Milano e contro i giudici, ma se non dovesse farlo, sarà doveroso per quanti ancora credono nei valori della legalità repubblicana e della dignità costituzionale, reagire con fermezza e compostezza, rendere visibile e percepibili che esiste anche una Italia che non è disponibile ad accettare qualsiasi forzatura e qualsiasi bavaglio. Non vogliamo evocare i tempi bui, ma nella storia repubblicana non si era mai visto un presidente del Consiglio invocare e guidare una marcia contro i suoi giudici naturali e contro i magistrati.
I fatti già emersi e acclarati, ovunque, avrebbero già comportato le dimissioni dell’imputato, non per gli eventuali reati da accertare, ma per i suoi comportamenti già accertati e che lo rendono non più idoneo a ricoprire l’attuale incarico istituzionale. Questa volta non c’è proprio nulla da ridere, la farsa rischia di diventare una tragedia, tutti quelli che hanno la possibilità di intervenire, sarà bene che lo facciano, prima che l’interesse di uno travolga gli interessi dei molti.