Duro monito di Barack Obama a Hosni Mubarak. Fermi la violenza, mantenga gli impegni e si assuma “la responsabilità di fare passi concreti per assicurare riforme politiche, economiche e sociali al suo popolo”. L’inquilino della Casa Bianca ha aspettato che Mubarak facesse il suo discorso alla nazione, prima di chiamarlo al telefono e per oltre trenta minuti fare assieme il punto della situazione. Quindi lo ha sfidato pubblicamente a far seguire i fatti alle parole. Senza perdere un minuto, anche Obama s’è presentato davanti alle telecamere, ponendo fine a una delle giornate più drammatiche della storia egiziana.

Dopo che la rivolta popolare è giunta al quarto giorno consecutivo, agli Stati Uniti sembra non bastare il semplice annuncio del presidente egiziano di varare un nuovo esecutivo che assicuri libertà e democrazia. Dal tono deciso assunto da Barack Obama, si capisce che la crisi è talmente grave da non permettere agli States una firma su una sorta di cambiale in bianco. Dopo un regime lungo trent’anni, è tempo che alle promesse seguano fatti precisi.

Il presidente Usa misura le parole, ma il suo intervento suona come una sorta di ultimatum alla leadership dell’antico alleato Hosni Mubarak, da giorni duramente contestato dalla piazza. Obama non poteva essere più chiaro nel ribadire, così come fece proprio al Cairo in uno dei suoi discorsi più celebri, che “i diritti di libertà sono universali, Al Cairo come nel resto del mondo”. A Mubarak che denuncia “un complotto per destabilizzare il Paese”, Obama replica brusco che gli Stati Uniti saranno sempre a fianco con chi “lotta pacificamente per decidere il proprio futuro”.

Il 44esimo presidente degli Stati Uniti sa bene che l’Egitto è un Paese troppo importante per gli interessi americani sullo scacchiere mediorientale, per lasciarlo in mano alle frange estremiste. Quindi, mentre ammonisce Mubarak a essere coerente, cerca di offrire una sponda ai manifestanti che lottano pacificamente per un Egitto più giusto e più libero. Va letto in quest’ottica il fortissimo pressing della Casa Bianca, espresso esplicitamente dallo stesso Obama, a porre fine al blocco del web, qualcosa di inaudito nella moderna società della comunicazione, un mondo in cui gli Usa vogliono inserire l’Egitto. Anche l’appello alle nuove generazioni, e alla loro voglia di emanciparsi, ribadito da Obama, va in questo senso. Solo i prossimi giorni, che il presidente ammette “saranno difficili”, diranno se i giovani egiziani in piazza risponderanno positivamente alla mano tesa loro dall’inquilino della Casa Bianca.

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