Mattia Calise, classe 1990, viene da Segrate e studia Scienze Politiche. Beppe Grillo: "Andrà seguito, aiutato a crescere, ma la stessa inesperienza è fantastica. Quando parliamo di rivoluzione, pensiamo a facce così"
Un candidato sindaco di vent’anni. Ecco la risposta del Movimento 5 stelle alla sfida tra Letizia Moratti e Giuliano Pisapia per le prossime Comunali di Milano. Ambiente, trasporti, connettività. Nel segno di internet e di Beppe Grillo, che di Mattia Calise, questo il nome del giovane portabandiera dice: “Quando parliamo di rivoluzione, parliamo di facce così”. E l’inesperienza? “Andrà seguito, aiutato a crescere – spiega Grillo – ma la stessa inesperienza è fantastica”.
Classe 1990, Mattia Calise viene da Segrate e studia scienze politiche alla Statale di Milano. Hanno scelto lui gli iscritti al Movimento 5 stelle di Milano e provincia. Eletto il 22 di gennaio attraverso una sorta di primarie, lo studente ha sbaragliato altri otto candidati. “Ma non c’è stata rivalità e non può esserci rancore”, dice Renato Plati, il primo degli esclusi. Battuto da Calise per un solo voto, Plati mette le cose in chiaro: “Si è trattato di scegliere il nostro portavoce – spiega – Il programma è uno solo e sugli obiettivi l’intero movimento è concorde. Siamo tutti con Mattia”.
Ilfattoquotidiano.it incontra Mattia in una delle sedi dell’università degli studi di Milano, dopo un’intera giornata di lezioni. Una folta, riccia chioma e tanto entusiasmo. “Seguo le battaglie di Beppe da quando avevo quattordici anni – racconta – e oggi dedico all’attivismo buona parte delle mie giornate”. Studio permettendo, si capisce. Ma in casa lo sostengono. La passione per il mattatore del V-Day, spiega Mattia, è di famiglia. Ecco la video-intervista
Il programma, per adesso, raccoglie quelle che sono da sempre le battaglie del movimento lanciato da Beppe Grillo. Acqua pubblica, rifiuti zero, trasporti sostenibili e connettività alla rete per tutti. “Le eccellenze le abbiamo anche in Italia”, assicura Mattia, mostrando il progetto per le piste ciclabili del Comune di Reggio Emilia. “Con i rifiuti un Comune può addirittura guadagnarci – spiega – ma per fare questo la politica devo tornare a essere un servizio reso alla cittadinanza”.
Mattia si dichiara antiberlusconiano, ma non risparmia critiche all’opposizione. E dell’avvocato Pisapia, vincitore delle primarie del centrosinistra e principale sfidante del sindaco Moratti, dice: “Sarà comunque costretto ad assecondare i partiti che lo sosterranno. La logica rimane la stessa”. La politica non è forse l’arte del compromesso? “In democrazia non servono i compromessi – continua Calise – ma proposte concrete e disinteressate. Sarà il voto dei rappresentanti, in Parlamento come in Consiglio comunale, a decretarne le sorti”. Insomma, niente alleanze nel futuro del Movimento 5 stelle. O meglio, alleanze con nessuno, ma disponibilità a fare rete con tutti. “Chi viene eletto è in realtà il terminale di un’intera rete di persone, associazioni, esperti, professionisti. Tutti interconnessi tra loro – spiega – attivamente partecipi della vita pubblica”. È la nuova frontiera della democrazia diretta. Quella che il filosofo Norberto Bobbio bollava come utopia (“Il cittadino totale non può esistere”, scriveva) e che oggi si reinventa grazie a internet e a megafoni mediatici come il blog di Grillo o il cosiddetto partito dei Pirati. “Prendendo esempio dal Piratpartiet svedese – svela Mattia – stiamo lavorando a un software che consentirà all’intero movimento di interagire con me durante le sedute del Consiglio o durante le commissioni. Se viene eletto uno di noi – conclude – veniamo eletti tutti”.
Raggiunto telefonicamente, Beppe Grillo commenta così: “È Mattia che si riprende il suo futuro. I cittadini e soprattutto i giovani si riappropriano dello Stato dopo che per anni si è detto loro che non contavano più nulla”. L’obiettivo, anche a Milano, è di portare a casa un consigliere. La strada è lunga e la campagna elettorale sarà difficile. Ma è ancora Grillo, il padre del movimento, a mettere in chiaro le cose. “Ci vorrà tempo, è vero, ma la gente inizia a capire. Il movimento – spiega – si differenzia intanto per il fatto di non attingere ai fondi pubblici. Chi è stato eletto non ha preso i rimborsi. Almeno questa diversità – conclude – ce la dovete concedere”.