La prima pagina del Corriere della Sera è la nitida fotografia del naufragio governativo. Silvio Berlusconi, sempre più spaventato dall’ipotesi delle urne anticipate, chiama Bersani e lo invita a sedersi al tavolo delle riforme. Ma poche righe sotto Roberto Maroni suggerisce un’altra strategia: “Troppi conflitti. Così si va al voto”. Il ministro dell’Interno, in un’intervista concessa a Fiorenza Sarzanini, dice di condividere le preoccupazioni di Giorgio Napolitano: “Se il presidente decide di sciogliere le Camere ne prenderemo atto. Alle urne saremo con il Pdl e se il premier non si candiderà più, il centrodestra ha altri nomi”. Se non è un benservito da parte di quello che era l’alleato più fedele di B, poco ci manca.
Berlusconi è sempre più solo, abbandonato anche dagli esponenti della sua maggioranza. Sabato Beppe Pisanu lo aveva invitato a presentarsi dai giudici, poi Daniela Santanchè e Ignazio La Russa hanno bocciato pubblicamente l’idea di una manifestazione contro i magistrati di Milano che indagano sui festini nella villa di Arcore. E oggi esce allo scoperto anche la Lega.
Ed ecco che il premier, alla ricerca disperata di uscire dall’angolo in cui si è cacciato dopo gli scandali del Ruby gate, lo fa con la cosa che gli riesce meglio: parla d’altro. Ed ecco l’appello, sempre dalle pagine del Corriere, alla “cultura pragmatica di un emiliano” del leader del Partito democratico Pierluigi Bersani. “Il segretario del Pd – scrive il premier – in passato è stato sensibile alle liberalizzazioni”. Ed ecco la proposta del presidente del Consiglio: “agire insieme in parlamento, in forme da concordare, per discutere senza pregiudizi ed esclusivismi un grande piano bipartisan dell’economia italiana”.
Al di là del merito della proposta, è la tempistica ad essere perfetta. Solo ieri Massimo D’Alema, prima dalle pagine di Repubblica, poi dalle telecamere di Lucia Annunziata, lanciava una sorta di comitato di liberazione nazionale per liberarsi di B. Una “santa alleanza” aperta a tutti, dai futuristi di Gianfranco Fini alla sinistra di Nichi Vendola. L’idea del presidente del Copasir ha raccolto consensi sia da Pierferdinando Casini che dal leader di Sinistra ecologia e libertà. Più cauti invece Fli e Idv, anche se non chiudono la porta.
Insomma un Berlsusconi sempre più solo cerca di uscire dall’angolo in cui si è cacciato. Come sempre lo fa con la cosa che gli riesce meglio: parlare d’altro. Si dice “preoccupato come e più del presidente Napolitano” per la situazione che si è venuta a creare dopo l’esplosione del Ruby gate che lo vede indagato per prostituzione minorile e concussione. Il problema è che il premier è stato abbandonato anche dai suoi alleati politici e sta letteralmente crollando nei sondaggi. Persino quelli di Renato Mannheimer: 28 italiani su 100 hanno fiducia nel presidente del Consiglio, 70 ne hanno poca o pochissima. Lo stesso sondaggio rivela che gli italiani sono pronti a un gesto forte del Colle, tanto che ben l’84% dice di avere “molta o moltissima fiducia” in Giorgio Napolitano.
Il Partito democratico risponde picche alla proposta del premier. “Giunge a tempo scaduto”, spiega il vicesegretario del Pd, Enrico Letta. “Noi chiediamo il confronto da due anni – continua Letta – ma lui ci ha sempre risposto che andava tutto bene. Ora il confronto sulle riforme noi lo vogliamo ma o con un nuovo premier di centrodestra, oppure con Berlusconi ma in campagna elettorale”