Chiedete, e vi sarà risposto. Almeno su internet. Il meccanismo di domanda/risposta (Q&A) continua a diventare terra di conquista per molti siti e idea di base per altri: mentre il social network di Zuckerberg ad esempio lavora a Facebook Questions, il nuovo Quora fa proseliti.
Il panorama da sempre vede come leader Yahoo! con le sue Answers e una serie di concorrenti più o meno specifici, con bacini di utenza differenti. Stiamo parlando, ad esempio, di Ask.metafilter.com, aardvark, hunch.com, peerpong.com, LinkedIn Answers e tutto quanto è venuto dopo i gruppi di discussione su Usenet, veri antesignani della conversazione online. Leggeremente diverso Formspring.me, dedicato per lo più a domande di carattere personale anche in forma anonima a differenza di Facebook Questions.
La discesa in campo del genio Mark Zuckerberg nel ramo delle Question&Answer fa pensare che si tratti dell’ennesima strategia per continuare a salire nei risultati dei motori di ricerca. Ma in che altro modo i quesiti messi online generano profitti? Lo spiega Federico Bierti, responsabile europeo di Yahoo! Answers: “Il display advertiser, il classico banner, per intendersi, è sicuramente la cosa più automatica a cui si può pensare, anche in merito al volume di pagine che si possono generare. Poi, per noi c’è anche la possibilità di avvicinare i clienti alle aziende sponsor nella community: sono loro in quel caso a porre domande – segnalate da un badge specifico per essere riconoscibili – che devono essere aperte, mai troppo commerciali e trovare nell’esperienza il loro senso”.
Quello che muove il meccanismo delle Q&A, di fatto, è proprio questo: contenuti connessi all’esperienza personale, quindi difficilmente reperibili altrove, che siano di interesse per un elevato numero di utenti. Quanto interesse? Nello specifico, restando su Yahoo, quello di 211 milioni di utenti globali ad ottobre 2010 e 8 milioni di utenti al mese solo in Italia. Il che significa 800mila domande/risposte lanciate ogni ora o se preferite 34.872 al minuto.
Il sistema si basa su categorie – qui vanno per la maggiore il calcio italiano, gli studi di genere, psicologia e sociologia – e si regola con punti e livelli che generano una gerarchia di attendibilità, fino ad arrivare all’etichetta di “answeriano doc”. Sui livelli di autorevolezza dei contenuti si muove anche Quora al quale, al momento, si accede solo su invito, tanto che i detrattori già si domandano quanto gli standard saranno sostenibili con un numero di utenti superiore. Al momento sono 500mila che comunicano tra loro in inglese, tutti iscritti attraverso i profili Twitter o Facebook, cosa che garantisce automaticamente la nascita di un network. La gamma delle domande promette già bene: dagli ingredienti autentici della pizza, al ruolo futuro dei social media strategist.