Questa è la trappola in cui non devono cadere assolutamente le proteste organizzate in questi giorni da donne e uomini che si mobilitano, che dicono: scendiamo in piazza, “Se non ora quando?”.
Le inchieste di Milano individuano dei reati gravi. E rendono conto, ancora una volta, dell’inadeguatezza del tycoon Berlusconi: corruttore, spergiuro e impegnato unicamente a disporre del suo potere per potersi assegnare vantaggi personali.
Almeno cinque, di carattere giudiziario ed etico, sono le ragioni che, in un paese normale, avrebbero già chiuso definitivamente la carriera politica di Berlusconi.
Su ognuno di questi punti, è sacrosanta, doverosa, la protesta di cittadine e cittadini. Ma ciò detto, è un errore se ci si fa prendere la mano. Non si possono utilizzare motivazioni sessuofobiche, bacchettone, reazionarie, che dir si voglia, per portare vento nelle vele delle proprie ragioni.
L’appello del gruppo eterogeneo “Se non ora quando” stigmatizza con ragione una cultura diffusa che “propone alle giovani generazioni di raggiungere mete scintillanti e facili guadagni offrendo bellezza e intelligenza al potente di turno, disposto a sua volta a scambiarle con le risorse e ruoli pubblici”.
Lo stesso appello, invece, suona del tutto stonato quando afferma che “questa mentalità e i comportamenti che ne derivano stanno inquinando la convivenza sociale e l’immagine in cui dovrebbe rispecchiarsi la coscienza civile, etica e religiosa della nazione”. Attenzione: cosa si rispecchia nella ‘coscienza religiosa‘ del paese? La minigonna rientra in questa ‘coscienza’? E il sesso all’infuori del matrimonio? E il topless? E l’omosessualità? E la regolarizzazione della prostituzione (che chi scrive ritiene un obiettivo da raggiungere)?
Ancora. Gad Lerner, giornalista ammirevole del quale spesso c’è da condividere ogni riflessione, ha scritto ieri su Repubblica un articolo che contiene alcune osservazioni che lasciano interdetti. “Il maschio italiano sta subendo nella sua identità sessuale i contraccolpi della pornocrazia” dice Lerner, che afferma come in questi ‘giovani‘ traviati da YouPorn (i vecchi no, immaginiamo) si affacci una presa di distanze: “Io non vivo così il mio bisogno di relazione amorosa; desidero un altro tipo di incontro con le mie coetanee”. Continua, Gad: “Altro che libertà sessuale. É la stesa bellezza dell’amore, la ricerca del piacere e nella reciprocità, a subire un attentato”. E conclude: “La faticosa costruzione dell’amore, come ci ricordano pure i nostri bravi cantautori, è l’intima fatica per cui vale la pena vivere”.
Si può essere in totale disaccordo con queste affermazioni? Potrà decidere ognuno, donna o uomo, vecchio o giovane, di vivere amore e sessualità come meglio crede? E’ legittimo, anche per chi crede che Berlusconi è il peggio che sia capitato a questo paese, avere le relazioni che desidera, fare il sesso che vuole, con chi vuole, con le motivazioni che vuole?
È evidente che la destra, i politici e i giornali, stanno facendo leva proprio sul diritto al “libertinaggio” per salvare Berlusconi. Ma il loro è solo fumo negli occhi: perchè è chiaro che una cultura libertaria non c’entra nulla con i cinque punti che abbiamo esposto sopra.
Ogni giorno che passa è un giorno in più in cui Berlusconi continua a rimanere al potere invece di dimettersi. Ma, facendo una campagna sulla cultura politica di questo paese, sulla legalità, sulla dignità della donna, come detto sopra, non cadiamo nell’errore del moralismo. Le donne e gli uomini fanno ciò che vogliono. E se le brave ragazze vanno in Paradiso, le cattiva ragazze vanno dappertutto. E i cattivi ragazzi, anche.
di Federico Mello e Giulia Selmi (precaria Università di Trento) – immagine di Carlo Miccio