Quando Iris Berardi saluta i genitori ha 16 anni. Lascia la casa di via dell’Appennino, a Forlì, 80 metri quadrati di una palazzina popolare dove vivono tre famiglie, il padre, la nonna, una zia con due figli e un lavoro precario da 600 euro al mese, col nulla: ha qualche fascia da miss e poche decine di euro in tasca.
Lascia la scuola, l’istituto alberghiero frequentato per un anno e mezzo, e fugge via. Forse non sa ancora che il suo corpo, messo all’asta, può valere migliaia di euro. I “manager”, si fa per dire, che bazzicano attorno ai concorsi di bellezza ai quali partecipa le dicono che è bella. Ma lei passa le giornate allo specchio a contemplare quelli che secondo lei sono i suoi difetti, vorrebbe i capelli più chiari, la pelle più liscia, le gambe più lunghe. Ha 16 anni, è uscita dall’età adolescenziale un istante fa, ragiona come tante sue amiche, quelle che i tacchi si rubano di nascosto alla mamma per andare in discoteca, ma prima di rientrare a casa si infilano di nuovo le scarpe da ginnastica e non accendono la luce perché è tardi.
Lei non ha una mamma, la donna che l’ha partorita è stata a Forlì solo pochi mesi: sono arrivate insieme il 17 novembre del 2003, come si legge negli atti della questura, ma poi è tornata subito a casa, in Brasile, mollando il suo uomo e la figlia di 9 anni. Il suo punto di riferimento diventa Beatrice, la nuova compagna del padre, la donna che cercherà di crescerla sotto un tetto sgangherato, con i sentimenti che col tempo si frantumano come un puzzle. Quello che le dicono è che è bella. Questo sa. “A Milano le agenzie di moda farebbero carte false per avere una ragazza come te in scuderia”, le dice Dario Mora, detto Lele, che la vede per la prima volta nel febbraio del 2009, al Carnevale di Cento. Iris gli crede. “Quello è un personaggio famoso, non parla a vanvera”, confida all’amica del cuore. Sale su un treno e le pare di ritrovare l’aria. Via da quella casa dove ti passano gli aerei sopra la testa. Se ne va. Il salto precedente era stato qualche balletto sui cubi di una discoteca sui colli bolognesi, in una discoteca famosa, e a Rimini, nei locali della Riviera, dove anche lì fa la ragazza immagine. Ma anche a Rimini, come a Bologna, non ci passa molto tempo. Il suo obiettivo è Milano. “E’ lì che sognava di vivere”, dicono gli amici, “nella città dello shopping e, diceva lei, nel posto dove se vuoi ce la puoi fare. Non sappiamo con chi sia partita. Ci ha detto che andava, ma era un discorso che aveva già fatto altre cento volte, nessuno di noi le credeva”.
A Forlì la scuola l’aveva già lasciata dopo un tentativo all’alberghiero e la consapevolezza che quella non fosse la sua strada. Si cerca un lavoro e, bella com’è, lo trova subito in un bar di via delle Torri, a Forlì. Ancora più in vista, ancora complimenti. Lei nel frattempo va a vivere in un appartamento del centro con un’amica, barista anche lei, e si fidanza con un ingegnere forlivese. Un bravo ragazzo. Forse anche troppo bravo per riuscire a tenersela accanto e farla ragionare. Quando nella primavera del 2009 sale sul treno si lascia alle spalle una famiglia troppo numerosa e una casa stretta. Anche i familiari la incoraggiano, sarà mai che non diventi una modella famosa per davvero. Ma appena arriva a Milano capisce che indossatrici ce ne sono anche troppe e la strada non è poi così semplice come quando la sognava appoggiata al davanzale della finestra di casa sua.
E anche quel Lele Mora non l’ha raccontata giusta. Non sappiamo come dalle agenzie che si occupano di moda e di servizio hostess per le fiere, Gicox, Olimpo Eventi, Go Go Staff, si finisca a prostituirsi. Non lo fa come tante altre ragazze attraverso siti internet, per lei funziona il passaparola. Tra le intercettazioni della procura di Milano ce n’è una che appare inequivocabile: Iris parla con un potenziale cliente che ha avuto il numero da una persona e che le ha parlato di quello che può avere. I due si mettono d’accordo sulla cifra. La persona che la contatta vuole spendere 500 euro, lei ne vuole di più, almeno 800.
Da quella telefonata si capisce che Iris non è più quella del bar di via delle Torri e dei concorsi di bellezza, del Motor Show come hostess e di Miss My Special Car Show. Sa quello che dice e quello che vuole. Anche perché sulla sua strada ha già trovato due signori che di le hanno aperto gli occhi. Uno si chiama Lele, appunto, l’altro è Silvio Berlusconi. Così la ragazza è diventata adulta e le sue serata ad Arcore, nella discoteca del premier, sono sempre più frequenti. Quando torna a Forlì, all’inizio una volta ogni quindici giorni, poi sempre più raramente, è cambiata. Parla di book fotografici, ma soprattutto di soldi. “Sono entrata nel giro giusto, guadagno 7000 euro al mese”. Una parte finiscono nelle tasche di quella famiglia troppo numerosa, i nonni, gli zii, tutti nello stesso appartamento (sul campanello di casa ci sono quattro cognomi), il resto sono per lei. Quando torna a casa, prima ogni quindici giorni, poi sempre più raramente, racconta di Milano, delle persone importanti che conosce, dell’ambiente della moda.
Ma sempre più di soldi e personaggi famosi che non di passerelle. “Lei non diceva niente”, dicono oggi gli amici, “ma noi avevamo capito qual era il suo vero lavoro, avevamo capito che era finita in un giro poco raccomandabile. Troppi soldi, vestiti, gioielli, scarpe di Prada e borse di Gucci, auto nuove, una Peugeot cabrio super accessoriata, incluso il navigatore satellitare e il dvd. Era sempre più bella, ma non ce la raccontava tutta. Facevamo finta di crederle, poveretta, ma avevamo capito bene che faceva l’accompagnatrice per persone facoltose. Anche perché era lei che ci parlava sempre di incontri e conoscenze, mai un riferimento chiaro al suo lavoro ufficiale, la moda. E poi le presunte pubblicità che facevava non ce le ha mai fatte vedere”. E così, quando il suo nome finisce sui giornali insieme alle ragazze di via dell’Olgettina, nessuno riesce a stupirsi più di tanto. “Maneggiava troppi soldi”, dice Sofia, una delle sue più care amiche lasciate a Forlì. “Negli ultimi tempi quando si arrivava al dunque ero io che cambiavo argomento, la cosa non mi faceva stare bene, era pur sempre una ragazza con la quale sono cresciuta. Probabilmente, chiacchierona com’è mi avrebbe detto molto di più, ma non ho mai voluto sapere nulla su quella vita parallela”.
A differenza delle altre, però, Iris, quando scoppia il trambusto, sparisce, non si fa più vedere. Non risponde alle telefonate dei giornalisti. Per qualche giorno il cellulare è spento. Poi la sua scheda Tim, 345, viene addirittura disattivata. Non è in via dell’Olgettina né a Forlì, dove non ha più nessuno. Papi (Silvio Berlusconi) ha chiuso del tutto i rubinetti. In parte lo aveva già fatto, gli incontri erano sempre meno frequenti. Tanto che Iris scrive una lettera a Berlusconi (agli atti del pm Bocassini) dove si raccomanda per avere un lavoro “e non tornare a prostituirsi per il primo arrivato”. Ma ora è il blackout, qualcuno le ha consigliato di sparire per un po’. Iris non è Ruby. I magistrati sanno che la sera tra il 12 e il 13 dicembre 2009, il giorno prima che Berlusconi venisse ferito da una statuetta lanciata al premier da Massimo Tartaglia, Iris era ad Arcore. Ed era minorenne.