I cables censurati dai “due più grandi giornali italiani”. L’Eni, “la vera grande azienda corrotta italiana”. Berlusconi, che a lui non piace, “ma agli italiani sì”. E’ un Julian Assange a tutto campo a parlare in un’intervista pubblicata oggi da Agoravox. Nel giorno in cui l’hacker più famoso del mondo si trova a Londra per difendersi davanti al Tribunale che dovrà stabilire se estradarlo o meno in Svezia, dov’è ricercato con l’accusa di stupro, il fondatore di Wikileaks, l’uomo che ha impaurito la diplomazia internazionale con le sue rivelazioni, dà la sua opinione sul nostro Paese.
Da Ellingham Hall, il rifugio inglese, Assange parla del nostro modo di fare informazione. “I giornali italiani si occupano di persone che sono già in carcere o sotto processo, ma non si occuperebbero mai di persone che non sono mai state indagate, anche se citate nei cables“. E ancora: “Il vero problema è che in Italia i grandi giornali non parlano delle storie di corruzione”. E i cables? perché non sono mai stati dati ai giornali italiani? “L’abbiamo fatto – risponde Assange – li abbiamo dati ai due giornali più grandi. In precedenza avevamo anche lavorato con uno dei due, ma alla fine non ne hanno fatto nulla”.
Eppure, afferma ancora il fondatore di Wikileaks, di cose interessanti nei cablogrammi ce ne sono. Notizie, ad esempio, sulla grande compagnia pubblica Eni, “il grimaldello che l’Italia usa per entrare in vari paesi del mondo. Come per esempio in Kyrgyzstan dove c’è un forte legame basato sulla corruzione tra l’Eni e i politici locali. L’Eni è la vera grande azienda corrotta italiana”.
E Silvio Berlusconi? “Non mi piace, ma agli italiani sì. Il problema di Berlusconi non è tanto il suo potere politico ed economico, ma come l’abbia usato per fare i propri interessi, corrompendo il sistema”.