Raccontare con una o due tavole il bestiario della redazione è un compito ingrato che non ho nessuna intenzione di assumere. La mia arte vola troppo alta ma alle volte prova gusto nell’abbassarsi fra i comuni mortali che mi circondano ogni giorno. E così, come il martin pescatore, di tanto in tanta plana sul pelo dell’acqua e afferra al volo la preda, il cibo.
Oggi vi racconto – con la metafora degna di lui che avete appena letto – la storia di un nostro ormai ex collega del Fatto Quotidiano: Malcom Pagani, un giornalista scomodo, autore di scoop scomodi tra i quali quello su Dragomira “Michelle” Bonev che ha fatto tremare la poltrona scomoda del ministro Bondi.
Una cosa un po’ privata, forse. Una roba di quelle che magari si fanno girare in ufficio e che restano comprensibili solo a quelli che vivono concretamente le situazioni descritte. Ma potrà interessarvi per due ordini di ragioni: la prima è perché dietro le firme che leggete su Il Fatto (che sia online o cartaceo) ci sono persone concrete con tic, vizi, difetti e pregi. La seconda è che un Pagani – cleptomane smemorato, sempre a ricordare tempi in cui era più magro e via dicendo – c’è in qualsiasi agglomerato umano.