Ospite del programma radiofonico “Un giorno da pecora” su Radio2, Sara Tommasi, l’ennesima soubrettina coinvolta nei bunga bunga di Berlusconi e in particolare nell’inchiesta napoletana su banconote false e prostituzione , parla senza mezzi termini.
“Lo sappiamo tutti che Lele Mora portava le ragazze a Berlusconi, si sa che Corona è un malavitoso che ha contatti con la camorra, insieme a Bartolo, insieme ai suoi collaboratori. Si sa che si ricorre alla prostituzione, si sa che questo lavoro è fatto così. Io alle volte mi lamento al telefono, ho degli sfoghi con amici…”.
Insomma, se lei è stata intercettata è solo perché sapeva delle cose e ne riferiva ad amici. Però la Tommasi non è mai stata chiamata a deporre in Procura a Napoli. “Non mi hanno chiamata ma spero che lo facciano. L’Italia è questo: è Berlusconi, con Arcore e con le fidanzate, con tutto il lungometraggio di donne. E poi i malavitosi, come Corona, che comunque hanno successo, che costruiscono delle star di grande successo. Io lavoro con Corona, che ha un’agenzia di pubblicità. E lui ha molti intermediari in giro per l’Italia, tra cui questo Bartolo”.
Gli investigatori, infatti, sono arrivati a Sara Tommasi indagando su un personaggio contiguo alla criminalità organizzata coinvolto nello spaccio di banconote false oltre che in un giro di prostituzione d’alto bordo; l’uomo avrebbe procurato alla showgirl contatti anche nella zona di Napoli.
“In questo mondo, in politica o nello spettacolo, ci sono sempre dei giri loschi: in Italia è così. Di conseguenza, non ci spaventiamo, anzi sfuttiamo tutto ciò che ci capita”.
Qualche paura ce l’ha però anche lei. “Ultimamente ho l’impressione di essere sempre oggetto di ricatto, mi sento sotto persecuzione. Quando esco di casa ho paura di bere in qualsiasi bicchiere, per paura che ci mettano dentro qualcosa che ti fa perdere la testa per farti fare delle pazzie sessuali. Lo immagino in continuazione, quando sono a delle serate, ma anche al supermercato: passa qualcuno che mi dà una pacca sulla spalla e mi sembra che mi fa un’iniezione”.