E' cominciata la revisione della direttiva Ue Consumers rights che regola gli aspetti dell'acquisto e delle garanzie nelle transazioni commerciali tra venditori e acquirenti. Il rischio, secondo le associazioni dei consumatori, è che gli interessi delle aziende e prevalgano sulla tutela dei cittadini
Un esempio? La proposta di Direttiva della Commissione europea prevede la cosiddetta “armonizzazione totale” tra le normative oggi vigenti negli stati nazionali. Ovvero un livellamento degli standard di protezione dei consumatori in tutti i 27 Paesi membri che obbligherebbe ad adeguarsi al ribasso quelli con una legislazione più avanzata. Ad esempio in Italia quei consumatori che acquistano un prodotto difettoso potrebbero perdere il diritto di scegliere tra sostituzione o rimborso, scelta che, secondo Bruxelles, spetterebbe solo al venditore. Inoltre il commerciante non avrebbe più il dovere di informare il cliente in caso un prodotto non possa essere restituito.
Una follia anche per gli stessi negozianti. In una recente indagine Eurobarometer il 74% degli intervistati giudica che l’armonizzazione totale così proposta non migliorerebbe affatto la loro attività, anche perché solo il 9% degli acquisti fatti nel 2009 sono stati transfrontalieri.
Secondo le associazioni, i danni maggiori si avrebbero in Paesi come Spagna, Germania ed Austria, dove i cittadini subirebbero ingiuste condizioni d’acquisto e garanzie ridotte se non totalmente perse.
Secondo l’European Consumers’ Organisation (BEUC) sarebbe più appropriata una “armonizzazione mista”, un metodo che stabilisce degli standard europei minimi in materia di protezione dei consumatori ma che lasci gli stati membri liberi di migliorare la propria legislazione.
Per l’associazione dei consumatori sono cinque le aree tematiche più delicate: diritto di restituzione di un prodotto, informazioni obbligatorie, consegna, garanzie legali e acquisti on-line.
E’ proprio sull’e commerce che la nuova direttiva rischia di fare il buco nell’acqua più grande: gli acquisti di prodotti multimediali (software, musica, film, ecc…) potrebbero restare fuori dalla partita. Chi oggi acquista via Internet non gode di diritti chiari, tanto che le statistiche – secondo la BEUC – mostrano che le controversie commerciali di questo tipo sono in costante aumento.
Il testo di legge, fatto di oltre 1500 emendamenti e 4 direttive da fondere insieme per un totale di 36 mesi di lavoro, è stato votato dalla commissione Mercato interno del Parlamento europeo che ha modificato la proposta di Commissione e Consiglio per venire incontro le istanze di consumatori e associazioni. Ma di strada da fare ce n’é ancora parecchia: il voto del Parlamento europeo in plenaria è infatti atteso per Marzo-Aprile, ma un accordo in prima lettura resta molto difficile visti i diversi interessi in campo.
La speranza delle associazioni è che la voglia disperata di abbattere le barriere commerciali dell’Ue non prevalga sulla tutela dei cittadini-consumatori europei.