Stavolta il barbatrucco non ha funzionato. La “provocazione mediatica” sapientemente ordita da quel furbacchione di Barbareschi non ha sortito gli effetti sperati. I dati televisivi sono impietosi: il film “Il Trasformista”, diretto ed interpretato dal ribelle futuroliberista (o liberale-libertario-libertino, come ama definirsi) e mandato in onda lunedì sera su RaiTre in prima serata, si è rivelato un colossale flop. Il lungometraggio, incentrato sulle rocambolesche avventure di un ambientalista piemontese adescato nelle maglie della politica più corrotta, è stato visto solo da 858.000 telespettatori, registrando uno share polare: il 2, 96%. Percentuale che confrontata con l’8, 07% della fiction “Un posto al sole” (2.400.000 spettatori) e con il 5,44% di “Correva l’anno” (937.000 spettatori), trasmessi sulla stessa rete rispettivamente alle 20.35 e alle 22.45, assume un sapore beffardo.
Non sono neppure sufficienti le smentite e i sorrisini che Barbareschi dispensa negli anfratti mediatici quasi con disperazione, per occultare tutte le lapalissiane contraddizioni che ha inanellato nell’ultima settimana. Non bastano gli sbracciamenti di Vittorio Sgarbi, che, da esimio intellettuale engagè quale è, ieri ha deliziato i lettori del rotolo di casa Arcore con una narrazione feuilletonesca delle beghe sentimentali tra Barbareschi e Lucrezia Lante della Rovere. Roba più farsesca di un romanzo di Bruno Vespa e più inutile della carta moschicida, tanto da essersi beccata una querela da parte dello stesso Barbareschi.
Come dicono gli Yanks, per questa volta l’intemperante attore ha “dodget a bullet”, ha schivato un proiettile. Ovvero la defenestrazione dal gran giurì di Fli. Ma la situazione interna al gruppo di Fini non è tra le più rosee, soprattutto se si analizzano minuziosamente le parole che Barbareschi ha pronunciato nel corso della trasmissione “Agorà”, lunedì mattina su RaiTre.
Qui, a parte alcune pillole di maieutica politica e giornalistica gentilmente profferte dal finiano ad allievi del calibro di Scilipoti, il nostro disvela tutta l’impalcatura caracollante dei suoi ideali e del suo sbandierato “divertimento” per aver catalizzato l’attenzione dei media. Ecco un sintetico elenco del Barbareschi-pensiero:
– “Questa settimana per me è stata la più grande e più bella provocazione mediatica che uno potesse inventare. Non esiste una mia dichiarazione virgolettata di nessun tipo in cui io dico ‘Lascio Fli‘”. In effetti non si tratta di asserzioni virgolettate, ma di dichiarazioni audio, come quelle rilasciate su Radio24 alla Zanzara, in cui lagnò malcontento per l’alleanza con Rutelli ed espresse incertezza sul suo imminente voto riguardante l’autorizzazione a procedere nei confronti della perquisizione degli uffici di Spinelli.
– “Ormai la politica sui giornali e sui media non è più al centro della discussione, ma è solo gossip. Qualsiasi cosa è possibile, uno può dire qualsiasi cosa. E’ come wikileaks, la più grande bufala della storia, che continua a dire delle cose che sa anche la mia portinaia“.
– “L’unico vero momento di ambiguità me lo sono giocato giovedì col voto, astenendomi sul caso Ruby“. Ma lui non aveva votato a favore dell’autorizzazione a procedere e il suo voto era stato registrato erroneamente a seguito di un incidente tecnico, come aveva dichiarato ai microfoni di David Perluigi del fattoquotidiano.it?
– “Ho visto oggi che ‘Anna’ (ndr: Angela) Napoli ha fatto delle dichiarazioni al Fatto Quotidiano sul mio telefonino, ecc. E’ tutto divertentissimo. Io non vorrei mai appartenere, nel centro-destra, a quel gruppo di moralisti che pensano di risolvere i problemi politici del paese, linciando le persone. Sono fatto così io: sono un garantista, un liberale, un libertario, un libertino, chiamatemi come volete.” Domanda ineludibile: che c’azzecca il moralismo con il voto sulla perquisizione della residenza del premier?
– “Ho fatto diciotto anni di campagna elettorale per Berlusconi, che è ben noto fisiologicamente e fisiognomicamente. Rinnegare questi diciotto anni mi sembra troppo forte. Resto comunque nel Fli, come una voce libera“.
– “Fini mi deve chiedere scusa per la sua frase, ‘i pagliacci a volte fanno piangere’. Nessuno si deve permettere di dire su di me ‘pagliaccio’ in pubblico. Sono profondamente offeso con Fini e mi aspetto le sue scuse. Lui è prima di tutto un amico e un amico non si permetterebbe mai di insultare pubblicamente.”
– “Granata non votò quando ci fu il problema della sfiducia (ndr: Granata, il 29 settembre 2010, votò no alla fiducia sull’intervento di Silvio Berlusconi alla Camera. Barbareschi, invece, votò a favore, pur avendo manifestato il proprio disagio). Ed allora andava sfiduciato, secondo me, il governo in maniera forte grazie ad un’onda emotiva, quella di Bastia Umbra, a cui sinceramente ho contribuito molto.”
Dichiarazioni che sono un monumento di contraddittorietà e di gravi confusioni mnemoniche, visto che il congresso di Bastia Umbra si celebrò dopo il 29 settembre. D’altra parte, se all’epoca Berlusconi andava sfiduciato perchè Barbareschi avrebbe votato “sì” alla fiducia il 29 settembre? E quale abissale differenza passerebbe tra il 29 settembre e i giorni attuali, puntellati costantemente da proteste e dissensi popolari? Quell’onda emotiva, secondo il Barbareschi-pensiero, si sarebbe svaporato con la sua cortese visita ad Arcore?
– “Io sono sempre rimasto coerente. Infatti, dopo la diaspora socialista, l’unica maniera per difendere una certa libertà in Italia contro un certo tipo di magistratura che all’epoca tentava un colpo di stato è stata quella di entrare con Berlusconi e con Fini. Questo è il percorso che io seguo coerentemente da vent’anni, per cui non c’è stato mai un trasformismo e non ci sarà mai“.
– “Riconosco in Fini un progetto politico che condivido, abbiamo fatto tantissime battaglie insieme. So quanto ho pagato ad andare a braccetto con Fini in certi momenti, sono stato linciato da un certo tipo di giornalismo, come quello di Repubblica“. E replicando al giornalista Caporale, che accusa Barbareschi di conflitto d’interessi per aver mescolato la politica alla sua attività di produttore cinematografico, l’attore replica stizzito: “Anche i giornalisti, allora, non dovrebbero fare più politica, ma informazione super partes. E in Italia non è così. Infatti, io costruisco con il mio meraviglioso Ipad il giornale mio ideale“. Mica son tutti come Di Cagno Abbrescia, deo gratias.
– “Nessuno parla della tangentopoli dei giornalisti e della corruzione della stampa“.
– “Gli Italiani hanno capito che la mia era una provocazione, una finzione. Sono i media che spingono nella direzione del travisamento, perchè nessuno verifica più la notizia. Ci sono dei meravigliosi giornalisti de La Repubblica che si sono distrutti la carriera, perchè ossessionati da Berlusconi. E non posso sopportare di vedere a Milano De Benedetti in prima fila, che giustamente ha bisogno di questi 800 milioni di euro, che fa la sua grande marchetta in prima fila“.
– “A Bastia Umbra mi ero commosso davvero, mi era venuto il magone, perchè ho pensato a mio padre partigiano e alla gente che è morta per battersi per un ideale. Quindi diventa difficile tradire, quando uno crede in una cosa di questo genere. Ringrazio Fini pubblicamente per avermi dato fiducia, perchè forse Berlusconi non mi avrebbe mai preso nelle sue liste con il carattere ribelle che ho. Sono un liberale, un uomo libero io. Fini si è fidato di me e io gli devo lealtà, fino alla fine. Della legislatura“.
– “Con Granata e Bocchino abbiamo poche cose in comune. Con Gianfranco Fini condivido più cose e spesso mi ha dato ragione sei mesi dopo o anche qualche anno dopo, ecco perchè insisto“.
– “Daniela Santanchè in qualche modo è stata foriera del mio incontro con Berlusconi, è lei che ha voluto che ci fosse questo mio incontro. Io non riesco a volere male a Berlusconi, gli ho voluto bene tutta la vita, ho lavorato tutta la vita con lui. Nella vita anche il lato umano conta“.
– “Quando uno fa un errore, può anche chiedere scusa. Io credo che Berlusconi debba fare un “piccolo” passo indietro, debba chiedere scusa agli Italiani, per riuscire a dimostrare che c’è qualcosa di buono nel suo operato, che sicuramente esiste. Perchè non possiamo dire che Maroni non è un bravo ministro, non possiamo dire che Tremonti non ha aiutato (ndr: ?). Faccio una richiesta, il che è paradossale che provenga da me, un bombarolo divenuto moderato: finchè ci sarà una sola possibilità di trovare un accordo, bisogna provare a farlo“.
– “Questo va detto ad onore di Berlusconi: da parte sua nei miei confronti non c’è stato alcun tentativo di corruzione“.
I pagliacci non sempre fanno ridere. E neppure divertire. Aridatece i nani e le ballerine.