Parla il presidente del Partito socialista europeo che nel luglio 2003 si prese del kapò dal premier italiano: "Getta discredito non solo sull'Italia, ma anche sull'Europa"
Secondo Schultz, ex libraio ed oggi presidente del Pse a Bruxelles è indicato da molti come il prossimo presidente del Parlamento europeo, ”va a detrimento di tutto il paese avere un Primo ministro coinvolto in casi così oscuri (l’affaire Ruby). E’ ormai chiaro che lui si occupa più di questi casi e della sua vita privata che dei problemi dell’Italia”.
Il politico tedesco fu protagonista nel luglio 2003 di un duro scontro verbale con Silvio Berlusconi, che allora si trovava a Strasburgo in qualità di presidente di turno dell’Unione europea. Schulz si permise di criticare la Lega nord per le sue politiche “del tutto incompatibili con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea” e condivise le parole dell’allora eurodeputato Antonio Di Pietro preoccupato che “il virus del conflitto d’interessi di Berlusconi si espandesse anche a livello europeo”. Concluse il suo intervento sostenendo che Berlusconi godeva ancora dell’immunità della quale aveva bisogno solo grazie all’abilità di Nicole Fontaine.
Secca e irriverente la risposta di B: “Signor Schulz, so che in Italia c’è un produttore che sta montando un film sui campi di concentramento nazisti: la suggerirò per il ruolo di kapò. Lei è perfetto!”. Oltre che a gelare l’Aula di fronte ad un simile attacco – inutile ricordare che Martin Schultz, in quanto cittadino tedesco, l’olocausto lo conosce bene -, le immagini dell’accaduto fecero il giro d’Europa, e tuttora a Bruxelles viene ricordato con imbarazzo. Alla chiusura del dibattito, l’allora presidente del Parlamento europeo, l’irlandese Pat Cox, prese ufficialmente le distanze dalle parole pronunciate da Silvio Berlusconi a fianco di un Gianfranco Fini che era il ritratto dell’imbarazzo. Il premier italiano si giustificò dicendo di averlo fatto “con ironia” ma si rifiutò di scusarsi con il deputato socialista.
Oggi Martin Schultz si prende la sua rivincita nel chieder le dimissioni di Berlusconi e non solo per le indagini della procura di Milano, ma anche per motivi politici: ”Un primo ministro che il 30 novembre afferma che Lukashenko è una benedizione per il popolo bielorusso e che sostiene gli autocrati dei paesi arabi mette in discredito tutto il paese ed anche tutta la Ue”.