Una sentenza rivoluzionaria del tribunale di Milano che riconosce ai precari della scuola il diritto a uno stipendio con normali scatti economici in base all’anzianità di servizio. In pratica, cioè, come avviene per i colleghi di ruolo. I giudici hanno infatti accolto un ricorso di otto insegnanti del liceo scientifico milanese Marconi per anni in servizio con incarichi annuali, ogni anno licenziati e poi riassunti, ma sempre con lo stesso stipendio. In base a questa sentenza ora potranno chiedere che vengano loro restituiti i soldi che hanno perso.
“Il giudice –conferma Attilio Paparazzo, responsabile della Flc Cgil che ha patrocinato il ricorso – condanna il Miur all’inserimento dei lavoratori ricorrenti nella posizione retributiva corrispondente all’anzianità lavorativa maturata dagli stessi dall’inizio del rapporto di lavoro con l’amministrazione scolastica e alla corresponsione delle differenze retributive maturate”. Secondo il sindacalista, la sentenza ha solide basi giuridiche: “Le ragioni in fatto e in diritto della decisione – dice – recepiscono il costante orientamento della Cassazione in materia: l’art. 6 del D.lgs 368/2001, la clausola 4 della Direttiva CE 1999/70, il pronunciamento della corte di Giustizia nella causa C-307/05 del 13.09.2007”.
E le conseguenze di questa sentenza? Per il bilancio dello Stato sarebbe un vero e proprio salasso. Perché la stragrande maggioranza degli oltre 50 mila ricorsi recentemente presentati dopo l’entrata in vigore del cosiddetto collegato lavoro riguardano proprio il riconoscimento di questo diritto. Si tratta in effetti di una sorta di spada di damocle che pendeva sull’amministrazione scolastica. Una delle ragioni per cui da anni si tentava di sanare la piaga del precariato per evitare appunto che questo nodo venisse al pettine