Sarà che il padiglione può contenere oltre seimila persone, quindi le circa mille presenti lo fanno sembrare vuoto. Sarà che oggi è un giorno feriale e pochi possono lasciare il lavoro alle dodici per arrivare fino alla fiera milanese di Rho per assistere al battesimo di un partito nato ormai quasi un anno fa. Sarà infine che il programma della giornata non prevede grandi nomi né eventi eclatanti. Così il primo dei tre giorni di assemblea costituente di Futuro e libertà appare come un appuntamento riservato a pochi volenterosi militanti. E se non fosse presente l’intero stato maggiore del partito, ognuno con le proprie delegazioni, sarebbe facile per “gli amici del nostro potente nemico”, per dirla con le parole di Benedetto della Vedova, derubricare l’evento in flop.
Certo è che la conferenza stampa prevista per le 14 è stata posticipata di due ore perché delle 3.500 sedie sistemate in sala ne erano occupate qualche centinaia. Poi alle 16 i giornalisti sono stati fatti “accomodare” su una collinetta d’erba dietro al palco così che Italo Bocchino e gli altri hanno parlato rivolgendo le spalle ai militanti da ore seduti ad aspettare. “Dettagli”, per Bocchino. “Chi è venuto qui lo ha fatto interamente a proprie spese”. Poi snocciola dati: “Abbiamo 25.872 iscritti al partito, che hanno pagato la quota e hanno scelto; i congressisti saranno circa diecimila, 4.365 registrati sul sito internet”.
La sala vuota? “Ma va, si riempirà sicuramente domani”, confida Adolfo Urso. “Già così di venerdì è una buona risposta”, dice. “Siamo più che soddisfatti, siamo qui per far nascere un partito e lo facciamo attraverso internet: la nuova democrazia ateniese, l’agorà telematica rivolta a chi vuole partecipare dall’esterno”. Urso spiega che la tre giorni può essere seguita via web, che ci potranno essere interventi diretti, che la rete è la nuova polis. “Berlusconi ha costruito il suo partito sulle televisioni e adesso il suo declino sono i video-messaggi. Un sistema in cui uno parla e gli altri ascoltano, noi costruiamo un partito su internet, ognuno partecipa”. Ma su cosa? Quale è il programma politico? I punti programmatici? “Siamo un partito di centrodestra, moderato che ha dei valori da altri traditi”, dice Urso.
Anche Della Vedova posiziona Fli a destra: “Offriamo un’alternativa all’elettorato di centrodestra, a chi pensa che Berlusconi ha avuto dei meriti, ma non è più una scelta possibile”. E politicamente il nodo è proprio rappresentato da Berlusconi. Fli appare già divisa, tra quanti sono disposti a qualsiasi alleanza pur di far cadere il premier e quanti invece vogliono un partito di centrodestra e criticano la scelta di schierarsi nel Terzo polo con Francesco Rutelli, figurarsi un’alleanza con Sel di Niki Vendola. Due anime che si estremizzano e aspettano una parola chiara da parte di Gianfranco Fini, il leader indiscusso. Anche se appare evidente che qui siano più i nostalgici della destra. “Finalmente torniamo a casa”, dicono in molti. Alcuni non si sono iscritti al Pdl, in attesa di una nuova Alleanza nazionale. L’entusiasmo con cui è accolto il repubblichino Mirko Tremaglia è un segnale chiaro.
Quando Fini sale sul palco per aprire i lavori la sala prende vita. L’applauso è spontaneo e sincero ma il leader si limita a poche battute. Si dovrà aspettare domenica l’intervento conclusivo per avere le risposte alle domande che molti cominciano a farsi: chi siamo? Dove andiamo e soprattutto con chi? Sarà una sintesi di queste giornate di lavori, con Giuseppe Valditara che si scaglia contro il governo e Adolfo Urso che dal palco usa quanto accaduto in Egitto per affermare la propria posizione diversa da quella del premier: “Noi non siamo con Mubarak, siamo con la piazza”. Qualcuno grida “e con Vendola?”, ma resta senza risposta.