Non è per persecuzione, e nemmeno le abitazioni del premier sono sorvegliate. L’inchiesta sul caso Ruby è nata semplicemente dalla solerzia di alcuni funzionari di polizia, insospettiti dalle parole e dai comportamenti della giovane Ruby. Per questo è arrivata sul tavolo dei pm. La ricostruzione dei primi passi del lavoro della magistratura è raccontata questa mattina da Repubblica.
La data di partenza è il 5 giugno. Sono passati solo pochi giorni da quando Karima El-Mahroug è stata affidata alla consigliera regionale Nicole Minetti. Ma l’ex igienista dentale del premier – la vicenda è nota – affida la ragazza Michelle Conceicao. Le due però iniziano presto a litigare, e Ruby si ritrova nuovamente di fronte ai poliziotti.
Il 5 giugno, quindi. E’ in questa data che la giovane marocchina comincia a parlare con l’assistente capo Antonino L. A lui racconta di essere stata costretta “ad avere rapporti sessuali con degli uomini, senza precisare ulteriormente il contenuto della suddetta informazione”. Antonino però non è convinto, e ne parla con il collega Massimiliano, al quale dice di aver trovato “la ragazza alquanto confusa”.
Massimiliano a questo punto fa semplicemente il suo lavoro. Telefona, cioè, a quella che gli risulta essere l’affidataria della minore, per cercare di capire cosa sia successo, e come sia possibile che Ruby sia finita in un giro di prostituzione: “Io personalmente provai a contattare Nicole Minetti, rilevando il numero di cellulare dall’annotazione di servizio redatta dal personale di pubblica sicurezza che aveva proceduto all’affidamento della minore”.
Ma Minetti non risponde: “L’utenza risultava raggiungibile, il telefono squillava, ma nessuno rispose. Fu a quel punto che personalmente avvertii il funzionario di turno, la dottoressa Teresa P., la quale venne messa ad integrale conoscenza dei fatti… Presumo che la dottoressa P. abbia a sua volta informato personale della squadra mobile specializzato per reati di sfruttamento della prostituzione o comunque reati sessuali”.
Ma il racconto prosegue, e qui si svela quello che si mostrerà il passo falso più grande di tutta la vicenda, quello che svela ai pm il sistema delle feste di Arcore. E’ un passo che coinvolge Nicole Minetti, compiuto dalla dottoressa Saracino, collega di Anna Maria Fiorillo al Tribunale dei Minori: “Preso atto che Ruby-Karima era stata trovata all’interno di un appartamento con un soggetto maggiorenne non affidatario […] dispose che fosse affidata ai sanitari della De Marchi, dove era stata portata per cure mediche”. E poi il passaggio fondamentale: “Stante la peculiarità del caso, dispose che […]la minore non doveva avere contatti con estranei alla struttura sanitaria […] ed ebbe cura di specificare che la minore in alcun modo doveva essere riaffidata a Nicole Minetti”.
Insomma, Minetti brucia la propria credibilità e insospettisce le forze dell’ordine. Perché ha avuto in affido la presunta nipote di Mubarak per affidarla ad una prostituta brasiliana? Anche Ruby, racconta Repubblica, a questo punto è “bruciata”. Tant’è che non può più prendere parte alle serate ad Arcore. Con le persone che incontra a Genova, però, fa in tempo a vantarsi delle sue conoscenze altolocate. Mostra il cellulare del premier, dice troppo. Le voci a quel punto corrono, e arrivano fino in procura.