Un governo guidato da Gianni Letta e tra due anni le elezioni. E’ la proposta formulata da Italo Bocchino, vicepresidente di Futuro e Libertà. Il giorno dopo la sfida lanciata da Gianfranco Fini al premier, Fli torna all’attacco. Ieri il presidente della Camera aveva invitato Silvio Berlusconi a dimettersi entrambi e tornare al parere degli elettori. Proposta rispedita al mittente dal premier perché “irricevibile”, aggiungendo che il Capo dello Stato “non penso intenda sciogliere le Camere” e comunque, ha sottolineato, “serve anche il mio parere”. L’affondo del Pdl a Fini è arrivato da Ignazio La Russa che invita il presidente della Camera ad affrontare un voto di fiducia in aula sul suo gradimento: “Fini non si sottragga al voto di fiducia della Camera”. Da Fli Bocchino ha ribattuto proponendo il passaggio di mano dell’esecutivo a Letta e proponendo così di far durare la legislatura fino a scadenza naturale prima di tornare alle urne. Posizione non condivisa dall’intero partito, in piena crisi proprio per le nomine decise nella serata di ieri da Gianfranco Fini. Criticata, in particolare, la vicepresidenza affidata a Bocchino. Pasquale Viespoli e Adolfo Urso hanno minacciato di lasciare e per domani pomeriggio è stata convocata una riunione dei senatori di Fli proprio per sciogliere il nodo incarichi.
Questione rimandata dunque. Bocchino oggi parla in veste di vicepresidente di Futuro e Libertà. E formula una proposta forte, alternativa a Berlusconi, in linea con quanto già espresso ieri da Fini durante l’intervento conclusivo dell’assemblea Costituente a Milano. Se lo stallo politico e il conflitto istituzionale persistono Giorgio Napolitano “può chiamare i presidenti di Senato e Camera. Schifani dirà che tutto va benissimo. Fini spiegherà che il Parlamento è paralizzato”. E’ lo scenario evocatoda Bocchino, che ha ipotizzato le diverse possibilità: Giorgio Napolitano chiama il premier Silvio Berlusconi per comunicargli che intende sciogliere il Parlamento alla luce dei poteri conferitigli dalla Costituzione.
“Se Berlusconi -prosegue Bocchino- si rifiuta di controfirmare, intanto va contro quanto affermato in questi giorni sul giudizio del popolo e dà un’idea alla Mubarak o alla Ben Ali”, di uno che si barrica nel palazzo. A quel punto Napolitano manda le carte alla Corte Costituzionale, ossia al covo di comunisti secondo Berlusconi, perché decida sul conflitto di attribuzioni. Sarebbe uno scontro senza precedenti”. Secondo Bocchino, solo due atti da parte di Berlusconi potrebbero scongiurare tale sviluppo: “Che vada dai magistrati a difendersi; o che faccia un passo indietro, indicando una personalità tipo Gianni Letta in grado di rasserenare il clima e il confronto in un alveo di centrodestra, per poi andare al voto dopo due anni”.
Sul fronte interno, Bocchino minimizza le polemiche sulla sua nomina. “Ieri Fini ha detto che non voleva commettere gli errori del passato: lui sta nelle istituzioni, ma ci vuole una guida del partito. Un’altra scelta, il coordinamento a tre come in passato c’è stato in An, sarebbe stato un pastrocchio”, ha detto sottolineando come “Ogni volta che si fa un organigramma c’è una persona che può essere contenta e una scontenta”. Ma non si tratta di una persona. Viespoli e Urso, tra i più critici, hanno già lasciato intendere l’intenzione di poter lasciare il partito. Mentre Andrea Ronchi, che aveva rifiutato l’incarico di portavoce, non ha ufficializzato la sua contrarietà ma ieri in serata, con alcuni colleghi, ha criticato il tempismo della scelta fatta. Intanto, il vertice dei senatori che già avevano bocciato la nomina di coordinatore di Bocchino due giorni fa, è stata posticipata di un giorno e convocata per domani alle 14. Fini, in queste 24 ore, tenterà di ricucire le varie anime. Oltre alla carica di vicepresidente, ci sono i malumori anche per il capogruppo, indicato in Benedetto Della Vedova. Un incarico su cui Adolfo Urso aveva avuto rassicurazioni.
Carmelo Briguglio taglia corto: “E’ la democrazia , bellezza”. I mal di pancia di Futuro e libertà sugli organigrammi sono nient’altro che “la prova che Fli è nato ed è vitale, c’è una linea politica, c’è un leader, e c’è una guida operativa a cui il leader ha affidato la conduzione del partito”.