Al sesto giorno il giudice ha deciso: Silvio Berlusconi viene rinviato a giudizio con rito immediato per i reati di concussione e prostituzione minorile. Il giudice per le indagini preliminari Cristina Di Censo ha depositato il decreto che dispone il giudizio per il presidente del Consiglio. Una scelta motivata da ben trenta pagine di documento. La prima udienza è stata fissata per il prossimo 6 aprile. “Sussiste la prova evidente per rinviare a giudizio Silvio Berlusconi”. E’ anche su questa base che la Di Censo ha deciso. Nel provvedimento con cui rinvia a giudizio il premier, il gip sostiene che “i fatti storici” a suo carico “sono dimostrati”. In sostanza, gli episodi dai quali sono maturate le accuse di concussione e prostituzione minorile sarebbero dimostrate dal materiale probatorio portato dall’accusa, a cominciare dalle intercettazioni telefoniche e dai fondi bancari. Inoltre, il giudice ha confermato la competenza milanese del procedimento. E lo ha fatto prendendo in considerazione tutte le obiezioni emerse dalla memoria difensiva del premier. Secondo il gip, che cita alcune sentenze della Cassazione, il reato di concussione è stato commesso da Silvio Berlusconi “nella sua qualità” di presidente del Consiglio e non discende invece dalla sua “funzione” di capo del governo. Per questo la competenza non spetta, a parere della Di Censo, al Tribunale dei Ministri, come invece lamentato dai difensori del leader del Pdl. Non solo, ma il prossimo 6 aprile il premier verrà giudicato dalla quarta sezione presieduta da giudizi donna, Carmen D’Elia, Orsolina De Cristofaro e Giulia Turri.
“Il peggio che si poteva pensare”, ha commentato Gaetano Pecorella, deputato del Pdl e già avvocato del premier. “Vedendo un milione di donne in piazza contro il presidente Berlusconi – ha proseguito – non credo che possa costituire un vantaggio un collegio di tre donne, anzi forse sarebbe davvero opportuno che il principio della parità in qualche misura possa essere rispettato anche nei tribunali”. Parti lese nel procedimento sono tre dirigenti della questura di Milano e la stessa Ruby-Karima. Tutti soggetti che, almeno sulla carta, potenzialmente potrebbero decidere di costituirsi parte civile. Cosa che, sempre da un punto di vista puramente teorico, potrebbe fare anche la presidenza del Consiglio. Sarebbe un vero e proprio paradosso giuridico: l’istituzione presidenza del Consiglio che si costituisce parte civile per ottenere il risarcimento di un danno subito dalla persona del presidente del Consiglio.
Il gip, dunque, ha recepito in pieno l’impianto accusatorio dei magistrati Boccassini, Sangermano, Forno, i quali avevano chiesto l’immediato per il reato più grave: la concussione, commessa la notte tra il 27 e il 28 maggio del 2010 con le telefonate al capo di gabinetto della questura per affidare Ruby al consigliere regionale del Pdl Nicole Minetti. L’ipotesi, poi confermata dalla Di Censo, è che la prosituzione minorile (reato per cui non è previsto il rito immediato) sarebbe finita sotto l’ombrello della concussione. Così è stato. Secondo il gip, infatti, si può procedere per entrambe le ipotesi con il rito che accelera i tempi del giudizio perché il reato più grave di concussione attrae quello punito con sanzioni più lievi, quello di prostituzione minorile. Inoltre, annota il gip, così facendo, non si ha nessuna limitazione del diritto di difesa dell’imputato.
Immediata la reazione dei legali del presidente del Consiglio. “Non ci aspettavamo nulla di diverso”, ha commentato Piero Longo, uno dei legali del Cavaliere. Adesso la difesa ha 30 giorni di tempo per presentare un’istanza di rito alternativo, come il patteggiamento, o più verosimilmente il rito abbreviato, che comporta la riduzione di un terzo della pena prevista e inoltre si svolge davanti a un gip, a porte chiuse, e non in pubblico dibattimento. La difesa di Berlusconi potrà presentare le sue istanze sulla competenza funzionale e territoriale davanti ai giudici del dibattimento.
Resta, ora, da attendere la conclusione delle indagini sugli altri indagati eccellenti dello scandalo Ruby. Vale a dire Lele Mora, Emilio Fede, Nicole MInetti. Per loro, tutti accusati di favoreggiamento alla prostituzione (minorile e non), la giustizia ha preso binari tradizionali. A giorni, infatti, si attende l’avviso di conclusione indagini.
L’inchiesta che minaccia di dare un colpo definitivo a Silvio Berlusconi e al suo governo inizia il 27 maggio, quando, poco dopo le 18, Ruby viene fermata in corso Buenos Aires dalla volante del commissariato Monforte. Su di lei pesa una denuncia per furto fatta dalla modella Katia Pasquino. Da qui l’accompagnamento in questura. In via Fatebenefratelli inizia il cortocircuito con le telefonate del premier al capo di gabinetto Pietro Ostuni. Tre chiamate per affidare la marocchina e all’epoca presunta nipote di Mubarak al consigliere Minetti. Sappiamo, ora, che in realtà la ragazza uscita dagli uffici si allontana in compagnia di una escort brasiliana. Quella Michelle che nella sua rubrica ha annotato i numeri (cellulari e fissi della dimora romana) del Cavaliere.
Lo scandalo esplode il 26 ottobre. Ma già ai primi di luglio la ragazza marocchina viene interrogata dai pm. Da lì si conteranno diverse audizioni. Ma a essere decisivo è quel primo interrogatorio ancora non inquinato dalle pressioni degli uomini del premier. Pressioni che inizieranno a breve con il tentativo di Lele Mora di adottare Ruby. Fin da subito, dunque, Berlusconi è al corrente delle indagini. L’inchiesta è nota a lui ma anche a Emilio Fede e Lele Mora. I due ne parlano al telefono, commentano il grosso rischio scampato. Il 17 settembre successivo, Nicole Minetti, accusata di essere la regista degli appartamenti di via Olgettina 65, la residenza che ospita l’harem del presidente, raduna le ragazze ad Arcore per discutere con il premier e i suoi avvocati della questione.
Il 6 ottobre, poi, va in scena l’interrogatorio fantasma di Ruby cui partecipano Lele Mora, un emissario di B e un avvocato. Lo conferma, via sms, il fidanzato della marocchina Luca Risso. Le indagini difensive, dunque, sono in corso ancora prima della data ufficiale d’inizio ovvero il 21 ottobre.
Cinque giorni il caso esplode sulle prime pagine dei giornali. C’è la concussione, ma soprattutto la prostituzione minorile. Al centro c’è sempre Ruby che ad Arcore, per la prima volta, ci va il 14 febbraio 2010. Dopodiché prosegue le visite fino maggio. Un lungo periodo in cui la ragazza ha 17 anni. I 18, infatti, li compirà il primo novembre con il caso già pubblico.
Intanto oggi a mezzogiorno Silvio Berlusconi è rientrato a Roma, dopo la visita in Sicilia. Giunto a palazzo Grazioli, il presidente del Consiglio si è messo subito al lavoro con i suoi legali per preparare la strategia giuridica dopo il rinvio a giudizio. Il Cavaliere è stato a colloquio con il suo avvocato e deputato del Pdl, Niccolò Ghedini, con i sottosegretari alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, con il ministro dei Trasporti Altero Matteoli e Gianfranco Micciché. In serata a palazzo Grazioli sono arrivati i vertici della Lega Nord: Umberto Bossi, Roberto Calderoli e Roberto Maroni.