Ho sempre pensato che quando si ha il bisogno di raccontare non c’è condizione che tenga; puoi essere un barbone, un operaio che lavora 10 ore al giorno o un malato terminale, prima o poi l’anima troverà la voce per uscire e gridare. La storia di Massimo Pupillo sembra la sceneggiatura di un film di Frank Capra: un clochard poeta che grazie ad un avvocato pubblica la sua opera prima.
“…Mentre scrivo sul mio corpo non ho nome. Scrivo nel nome del desiderio, della volontà, abbracciando la follia…”
Massi, per chi lo conosce, classe ’74 nato ad Altamura, è stato educato dallo zio Domenico Pupillo, anche lui scrittore. Dopo un’adolescenza tormentata che lo porta a vivere per strada, a 21 anni inizia a viaggiare lavorando come tappezziere a Bologna, stalliere a Nizza ecc. Oggi, da più di un anno, vive in una villa comunale di Roma.
L’anno scorso Massi incontra Alberto, un avvocato che ha lo studio proprio nella via dove ogni giorno il poeta chiede l’elemosina. Alberto, dopo essersi innamorato della sua poetica noir, grazie anche al contributo degli abitanti della via che si sono affezionati alla sua storia, riesce a fargli pubblicare la prima raccolta di poesie: Non avrai altro mondo al di fuori di Te, Gruppo Albatros Il Filo Editore, pag. 57, 11,50 €.
Nella prefazione al volume Alberto scrive: “La poesia di Pupillo è confronto concreto e non intellettuale, vivo e non astratto, vissuto e partecipato come pochi, mai sublimato a vana sentimentalità o a idea fine a se stessa”.
Mi piace immaginare che Massi, come Charles Bukowsky in Barbone incorreggibile, si sia “avventurato fuori dalla panchina di un parco per sfidare i giganti della letteratura in battaglia” e che grazie alla forza delle sue parole riesca a dare una sterzata alla propria vita.