Silvio Berlusconi operò “sicuramente con abuso della qualità di presidente del Consiglio, ma, altrettanto certamente, al di fuori di qualsiasi prerogativa istituzionale e funzionale propria del presidente del Consiglio dei ministri, al quale nessuna competenza spetta in materia di identificazione e affidamento dei minori e che, più in generale, non dispone di poteri di intervento gerarchico nei confronti dell’autorità della polizia di Stato ovvero della polizia giudiziaria, impegnata nell’espletamento di compiti d’istituto”. E ancora la telefonata ai vertici di via Fatebenefratelli, durante la quale spacciò la diciassettenne Ruby per nipote di Mubarak e ne chiese il rilascio, fu un “indebito intervento nei confronti del capo di gabinetto della questura Pietro Ostuni, il suo tramite di ulteriori funzionari”. Anche per questo, scrive il gip Cristina Di Censo, la prova a carico di Silvio Berlusconi “appare evidente in ragione dei contenuti delle plurime e variegate fonti di prova tutte riferite e pertinenti ai capi d’imputazione”.
Il giorno dopo il loro deposito, diventano pubbliche le 27 pagine con cui il giudice ha mandato alla sbarra il presidente del Consiglio per concussione e prostituzione minorile. Così diventa chiaro perché secondo il gip il premier non deve essere processato dal tribunale dei ministri. E quali sono gli elementi sulla base dei quali ha disposto il processo con rito immediato. Il lungo elenco delle fonti di prova va da pagina 11 a pagina 27 del decreto. Comprende “gli accadimenti della notte tra il 27 e il 28 maggio 2010” quando Berlusconi fece affidare Ruby alla consigliera regionale Nicole Minetti, che a sua volta la abbandonò nelle mani della prostituta Michelle Conceicao. E prosegue con i verbali “di assunzione informazioni” di Ruby e quelli che riguardano “persone in contatto con lei”; il “concorso ‘una ragazza per il cinema’ del 3 settembre 2009”, al quale partecipò come giurato anche Emilio Fede (e in quell’occasione la giovane marocchina dichiarò di essere minorenne), poi “la disponibilità di ingenti somme di denaro da parte di Ruby”; l’analisi delle “celle telefoniche delle presenze ad Arcore di Ruby dal 14 febbraio 2010 al 2 maggio 2010”; le intercettazioni telefoniche che dimostrano lo svolgimento di alcune serate ad Arcore, nel gennaio, nel luglio, nell’agosto e nel settembre 2010; la presenza della giovane prostituta Iris Berardi (la prima volta era minorenne) durante queste serate, il video del settimanale Oggi in cui si vedono alcune ragazze entrare senza essere sottoposte a controlli nella residenza del premier; la serata a Villa Campari del 4 settembre 2010; “i rapporti tra Lele Mora ed Emilio Fede per l’organizzazione delle serate testimoniate da conversazioni telefoniche” tra il 10 agosto e il 24 ottobre 2010; e una notazione “della polizia giudiziaria della Guardia di Finanza relativa all’esito degli accertamenti di movimentazioni di denaro tra Silvio Berlusconi, Giuseppe Spinelli, Lele Mora ed Emilio Fede”. Un documento dal quale traspare come davvero a Mora Berlusconi versò oltre un milione d i euro, 400mila dei quali dovevano essere girati al direttore del Tg4 che al premier aveva spiegato come la riservatezza dimostrata dall’impresario televisivo andasse in qualche modo ricompensata. Sempre tra le prove elencate dal gip c’è poi la ricostruzione completa della gestione degli appartamenti di via Olgettina da parte di Nicole Minetti e delle elargizioni di denaro alle ragazze arrivate “per il tramite di Giuseppe Spinelli, fiduciario di Sivio Berlusconi”.
E mentre oggi dall’ufficio del giudice delle indagini preliminari sono partite le notifiche del decreto che dispone il giudizio e della richiesta di giudizio immediato dei pm – un plico di poco meno di 800 pagine, recapitato al Presidente del Consiglio e ai suoi difensori e a Ruby, ai tre funzionari della Questura di Milano e, tramite l’avvocatura della Stato, al ministero dell’Interno – emergono nuove tessere del quadro accusatorio che hanno portato il gip a ritenere sussistente l’evidenza della prova a carico del capo del Governo. Da un lato, i magistrati sono prudenti sulle dichiarazioni contenute nei cinque verbali di Ruby (quello del 3 agosto scorso è stato redatto in due tempi), ritenute credibili a “segmenti” perché contraddittorie in più punti. Dall’altro però nelle carte ci sono anche una serie di intercettazioni che testimoniano non solo come i suoi genitori, M’Hamed El Mahrog e la moglie Naima, fossero “a conoscenza di fatti riguardanti la vita di Ruby” ed evidentemente le sue frequentazioni milanesi, ma come lei stessa avesse cercato di impedire che la madre li rivelasse alla polizia che si era recata a Letojanni (Messina) per sentire la donna.
Il 30 settembre il padre, alle 11.19, al telefono con la figlia, le riferisce che “questi sono usciti da me insieme a tua madre, erano in due donne e tre uomini” e che prevedevano “di fare fino alle 15.30”. L’uomo poi spiega a Ruby, di aver saputo dal personale di polizia giudiziaria che stavano “facendo delle indagini”, raccontando che “alla mamma (…) sono state fatte delle domande sulla storia della figlia da quando ha cominciato a frequentare le scuole”, cosa che serviva “per regolare la situazione in merito ai documenti della figlia”. A questo punto la giovane marocchina raccomanda al padre di “dire alla madre di alzarsi e dichiarare di non voler rispondere a nulla”. E lui replica: “la mamma sa quello che sta dicendo”.
Dalle telefonate risulta inoltre, come i rapporti tra Ruby e i suoi genitori siano ben diversi da come lei ha descritto più volte: non così tesi, evidentemente, se i due genitori conoscono la vita che la giovane figlia conduce tra Milano e Genova come ragazza ‘immagine’ nei locali notturni e nelle serate mondane. E nemmeno così conflittuali se il padre le chiede “di fare quello che può per sbloccare l’invio del denaro”, probabilmente un contributo economico da mandare alla famiglia, compresi i due fratelli più piccoli, quando la ragazza è in comunità in Liguria. Intanto, nel tardo pomeriggio di oggi Ruby si è recata da Genova a Milano per un colloquio con il suo nuovo probabile legale, Paola Boccardi, che domani dovrebbe depositare la nomina.