Giorni fa vedo un ragazzo magrebino fare pipì sul muro di un palazzo vicino casa. Mi sono un po’ scaldata, lo ammetto, gli ho urlato che faceva schifo e che queste cose non si fanno. Lui mi minaccia ma era ubriaco, neanche si reggeva in piedi. Cerca di venirmi addosso, mi scanso e lui cade – e chi s’è visto s’è visto. La cosa finisce lì.
Una sciura per strada – che si era guardata bene dall’intervenire, ovviamente – mi dice con tono sapiente: “non bisogna dire niente a questi qui perché è pericoloso. E comunque a casa loro lo fanno, quindi…“.
Ora, a parte che sono stata da quelle parti e non è vero che la gente si comporta così (anche perché lì non si beve alcol), ma poi, faccio alla signora: “scusi ma a me che me ne importa? Qui non si fa, punto e basta”. E comunque davanti a me non lo fai, pezzo d’asino ubriaco.
Anche senza arrivare a questa ovvietà, perché per me è un’ovvietà, che non si può urinare sui muri dei palazzi a Milano, in pieno centro e in pieno giorno, ma anche in periferia se è per questo, o di notte, se pure fosse vero che lì lo fanno liberamente, sarebbe davvero ingiusto arrabbiarsi se lo fanno qui?
O peggio, è giusto che qualcuno mi dica “beh, ma lì si fa”?
Mi spiego meglio: se davvero urinare sui muri dei palazzi fosse una questione di usi e costumi locali, questo a Milano lo giustificherebbe, almeno in parte?
Nicolas Sarkozy qualche giorno fa ha dichiarato in TV che “il multiculturalismo è chiaramente fallito“. “Ovviamente rispettiamo le differenze, ma non vogliamo […] una società dove le varie comunità coesistono fianco a fianco. Se vieni in Francia devi accettare di integrarti in una sola comunità, che è la comunità nazionale, e se non lo accetti allora non sei benvoluto in Francia. La comunità nazionale della Francia non può accettare un cambiamento nel suo stile di vita, nell’eguaglianza fra donne e uomini […] la libertà per le bambine di andare a scuola. Noi ci siamo preoccupati troppo dell’identità della persona che stava arrivando e non abbastanza dell’identità del paese che la stava accogliendo.”
Sarkozy ha anche detto che i musulmani possono ovviamente praticare la loro religione, ma non possono farlo ostentamente per strada. Marine Le Pen alla fine dell’anno scorso ha equiparato i musulmani che pregavano per strada, fuori di una moschea superaffollata, all’occupazione nazista.
E questo è il pensiero di David Cameron, primo ministro britannico, che ha auspicato anche la costruzione di una identità nazionale britannica più forte (forse si scorda che fino quasi agli anni Cinquanta hanno governato mezzo mondo), del cancelliere Angela Merkel, dell’ex primo ministro australiano John Howard e dell’ex premier spagnolo Jose Maria Aznar.
La Merkel poi ha dichiarato il totale fallimento del multiculturalismo dopo un acceso dibattito nazionale sul libro di un banchiere che ha scritto che gli immigrati, e in particolare quelli islamici, stanno rendendo la Germania “più stupida”.
Insomma, per tutti questi capoccioni al governo delle nazioni più avanzate del mondo la coesisistenza delle varie comunità fianco a fianco non è possibile. Gli immigrati si devono integrare nell’identità nazionale del paese che li ospita. Rispettare usi e costumi locali e cercare di adottarli.
Io personalmente la penso come mi dicevano sempre negli Usa: se vai a Roma ti devi comportare da romano. Sic et simpliciter. Ci deve essere da parte di chi viene uno sforzo cosciente per rispettare leggi, usi e costumi locali e, da parte di chi è qui, di accettare lievi differenze. Ma penso sia necessario che dei valori e degli usi e costumi di base siano adottati.
Secondo voi il multiculturalismo può esistere? Che ne pensate? (Non del tizio che urinava sul muro del palazzo perché per me la cosa è ovvia: indipendentemente dalla nazionalità io gli avrei fatto ripulire tutta la facciata, oltre a costringerlo a chiedermi scusa, altro che).