In Egitto e Tunisia sono crollati due despoti, altri stanno vacillando in tutto il mondo arabo. E’ una buona notizia. Ed è incredibile che siano stati dimostranti disarmati a vincere contro le truppe criminali dei dittatori. Difficile non tornare con la memoria all’evaporare dell’Impero russo.
C’era grande fermento in Germania Est e un alto papavero del regime, un po’ sbadato, si mise a magnificare in tv la libertà dei cittadini dell’Est e pronunciò un’affermazione ambigua che poteva significare che si poteva attraversare il Muro di Berlino. Bastò quella frase per far ribollire le fantasie e migliaia di persone si catapultarono a vedere se era vero che si poteva attraversare il muro. Non era vero vero, ma tutta quella massa di gente si fece prendere dall’esaltazione. Allora un ragazzo si arrampicò sul muro.
Le guardie avevano l’ordine di sparare immediatamente. Ma quella sera c’era molta confusione. I manifestanti urlavano che la televisione aveva annunciato che i valichi erano aperti. La guardia che avrebbe dovuto sparare non sparò. Chiamò invece via radio il suo superiore. E quello avrebbe dovuto semplicemente ordinargli di sparare com’era successo centinaia di volte per decenni. Invece il superiore tentennò e chiamò il proprio superiore. A quel punto sul muro c’erano decine di ragazzi e altri si stavano arrampicando. Quando il più alto ufficiale in grado seppe che c’erano centinaia di ragazzi che stavano salendo sul muro, non se la sentì di ordinare di aprire il fuoco e telefonò al ministro. E quando il ministro finalmente rispose al telefono c’erano decine di migliaia di persone che stavano saltando di qua e di là dal muro e alcuni stavano anche demolendone dei pezzi, e c’erano centinaia di migliaia di persone per le strade, che correvano verso il muro con in mano martelli, scalpelli e picconi. E non c’era più niente da fare. Nel giro di pochi giorni tutto l’impero sovietico evaporò.
In Egitto e in Tunisia non è andata altrettanto bene, di morti ce ne sono stati centinaia. Ma, incredibile, di fronte alla violenza dei dittatori nessuno ha risposto al fuoco anche se al Cairo procurarsi una pistola non è proprio difficile. Se fosse successo, i morti sarebbero diventati migliaia e probabilmente Mubarak sarebbe restato al potere usando un bagno di sangue per terrorizzare i moderati. Ma non è successo…
La spallata definitiva al regime egiziano non l’ha data la forza delle armi, l’ha data Wael Ghonim, dirigente di Google, che dopo 10 giorni di prigione scoppia a piangere in diretta tv, appoggiando la testa sul tavolo, al ricordo degli orrori che ha subito e visto nel carcere della polizia segreta. Lui è scoppiato a piangere, poi s’è alzato e ha abbandonato la trasmissione. E milioni, tra quelli che fino a quel momento erano restati a guardare, hanno detto: “Questo è troppo, non lo posso sopportare”. E la folla che è scesa per strada ha travolto gli argini della dittatura. Queste storie mi fanno pensare che queste rivolte fossero ormai ineluttabili. E’ come se, raggiunto un certo livello di crescita culturale, un popolo non possa più tollerare la dittatura.
Il geniale sito www.gapminder.org offre la possibilità di confrontare l’evoluzione dei paesi del mondo scegliendo tra decine di indicatori statistici. E si vede innanzi tutto che le condizioni di vita dell’umanità migliorano in modo costante e vistoso.
Esiste un muro statistico che finora le dittature non sono riuscite a superare. Evaporano quando si scende al di sotto dei 3 figli per donna e i 20 bambini su 1000 morti prima dei cinque anni. E tanto più ci si avvicina a questa linea tanto più i dittatori crollano. L’Impero russo cadde quando raggiunse esattamente la linea di demarcazione dei 20 decessi infantili. La segregazione razziale in Usa e Sud Africa fu spezzata quando il numero dei figli per donna era vicino a 3. Se così fosse, nei prossimi anni vedremo cadere la maggioranza dei regimi ancora superstiti nel mondo. Cina, Iran, Siria, Algeria sono quasi mature… (Dal che ne discende che la lotta per la crescita culturale ed economica è prioritaria ai fini del progresso ed è determinante per le scelte politiche dei popoli.)