La legge consente alla Regione Calabria di dotarsi di 16 dirigenti esterni, ma il presidente Scopelliti ne nomina 40 in violazione del decreto Brunetta e della decisione della Consulta
La legge consente alla Regione Calabria di dotarsi di 16 dirigenti esterni cioè il 10% di tutti i dirigenti in servizio, ma il presidente Giuseppe Scopelliti ne nomina 40 violando così il decreto Brunetta e la decisione della Corte Costituzionale che aveva stabilito l’applicabilità dello stesso decreto anche alle Regioni.
Di conseguenza, ne è derivata l’illegittimità dei provvedimenti regionali eventualmente adottati in misura superiore alle percentuali stabilite dal decreto Brunetta.
Ma in Calabria le cose funzionano diversamente dal resto dell’Italia. Piuttosto che attenersi alla norma in vigore, infatti, la Giunta Scopelliti “ha ritenuto inapplicabile – spiega la Napoli – il limite percentuale fissato dal decreto Brunetta e, al contrario, applicabile la propria normativa, che consente il superamento delle percentuali e che ha, senza dubbio alcuno, perso la propria efficacia proprio con l’entrata in vigore del decreto Brunetta”.
“Quello che sta avvenendo in Calabria è molto grave in questo momento di crisi” tuona ancora la parlamentare di Futuro e Libertà che, nell’interrogazione al ministro Brunetta ha sottolineato come Scopelliti abbia debordato “in modo ragguardevole rispetto al consentito. Non è di poco riguardo considerare che, nel mentre le Regioni Piemonte, Toscana e Marche, tanto resesi ben conto dell’applicabilità della norma alle Regioni, hanno quanto meno investito responsabilmente la Corte della questione. La Calabria, meno responsabilmente, ha operato in aperta violazione della norma statale ed applicando la propria normativa ormai palesemente caducata da tempo”.
Le nomine dei dirigenti, quindi, “contrari a legge”, vanno soltanto annullate in modo da riportare la percentuale di esterni conforme al decreto Brunetta.
Prima di attendere la risposta del governo, la Napoli fornisce anche una chiave di lettura a un comportamento della Regione che sbaglia sapendo di sbagliare. Errori voluti al solo scopo di favorire i “fedelissimi” dirigenti, e non solo, che fino a poco tempo fa erano con Scopelliti al Comune di Reggio Calabria. Un corredo di esperti, consulenti, poliziotti che sarebbero stati assunti illegittimamente e senza bando.
“Non è altro, infatti, che una escamotage – conclude il parlamentare – per “costringere” il Governo ad impugnare la norma di fronte alla Corte Costituzionale, che, visto il precedente, non farebbe altro che dichiararla incostituzionale, con la grave patologia (ancor di più grave perché già conosciuta) di allungare gli incarichi illegittimi per un altro paio d’anni e (visti i costi spropositati di alcuni incarichi, su cui necessiterebbe un discorso ad hoc) anche continuare nel dissanguamento delle casse regionali”.
E già, perché di soldi ne prendono tanti i dirigenti esterni. Tra questi c’è anche l’architetto Bruno Labate coinvolto, proprio in queste settimane, in un’inchiesta della Procura di Reggio Calabria che lo ha iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di peculato aggravato in concorso con la dirigente Orsola Fallara. La tessa dirigente che si suicidò lo scorso dicembre dopo una conferenza stampa in cui ha ammesso di avere sbagliato ad auto liquidarsi oltre un milione di euro chiedendo scusa all’ex sindaco Giuseppe Scopelliti.
Come la Fallara, anche il consulente “fantasma” Bruno Labate era stato liquidato con cifre da capogiro. Per non fare nulla e senza pezze d’appoggio. Roba da quasi un milione di euro che Labate avrebbe percepito per consulenze professionali di opere mai finanziate e mai realizzate.
Il tutto è finito in un fascicolo sulle scrivanie del procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e dei sostituti Sara Ombra e Francesco Tripodi. Un fascicolo che rischia di svelare retroscena torbidi, storie che non hanno una spiegazione logica ma che fruttavano centinaia di migliaia di euro a dirigenti e consulenti del Comune di Reggio Calabria nell’era Scopelliti.
Soldi che arrivano e che non si sa che fine abbiano fatto. La Procura cerca un “tesoretto” che, forse, ha preso il volo verso qualche isola non troppo lontana. E intanto Bruno Labate viene “premiato” dal governatore che lo ha nominato capo della delegazione della Regione Calabria, a Roma. Lo stesso ufficio perquisito nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza.