IGNAZIO LA RUSSA
Come ormai tutti sanno, il sabato c’è l’anticipo del calcio, nel campionato di serie A come nella politica. Sabato 12 febbraio, fedele a questa tradizione, il nostro Ministro della Difesa Ignazio La Russa avrebbe rifilato un paio di calcioni a un giornalista di Anno Zero, Corrado Formigli, nell’ambito della manifestazione del centrodestra a sostegno della fava del Presidente del Consiglio (a una certa età, un piccolo supporto fa sempre comodo…). Che un rappresentante delle Istituzioni (perdonate la maiuscola) si lasci andare a un comportamento del genere, a qualcuno potrebbe sembrare indecoroso, ma si tratta indubbiamente di ridicoli puritani, di autentici bacchettoni che non conoscono i principali saggi di Chuck Norris su Kant. “Sono il titolare della Difesa – ha commentato con grande serenità il Ministro La Russa – qualche calcio all’avversario rientra nella classica interpretazione del ruolo, pensate a Claudio Gentile e a Tarcisio Burgnich senza parlare del milanista Angelo Anquilletti, che era veramente tremendo. Insomma, credo di aver fatto semplicemente il mio dovere. Mi dispiace di non aver avuto occasione anche di sputare in faccia al Pocho Lavezzi… visto che mi ci trovavo…”
GIULIANO FERRARA
Kant che ti passa: il direttore de il Foglio, con spericolatezza degna di Tazio Nuvolari, ha tirato in ballo il grande filosofo prussiano per giustificare gli scatenati festini di Arcore. L’introverso Immanuel, a detta di Ferrara, avrebbe infatti pronunciato la famosa frase “Il cielo stellato sopra di me, una bella gnocca sotto di me”, sintesi meravigliosa della sua reale visione della vita e del mondo. Inoltre, sostiene sempre l’acuto giornalista, nella maggior parte degli scritti di Hegel si troverebbero espliciti riferimenti alla pratica della mano morta sui mezzi pubblici, senza considerare che la fine dell’Illuminismo di Voltaire e Rousseau consiste, come scrisse anche Benedetto Croce, in un inevitabile smorza candela. Una visione assolutamente rivoluzionaria della filosofia moderna, destinata a lasciare una traccia profonda nella cultura europea. Certo, quanta fatica deve fare uno con un’istruzione superiore alla media nel Partito di Berlusconi… A meno che Giuliano Ferrara non alludesse a Eva Kant, la procace compagna di Diabolik, anch’essa incline al bunga bunga nel rifugio segreto del suo fidanzato. Nel qual caso, dobbiamo tutti chiedere scusa all’Elefant prodige del giornalismo italiano.
ALFONSO LUIGI MARRA
Contro lo strategismo sentimentale e il meteorismo interpersonale che stanno rovinando la civiltà moderna, c’è rimasto solo lui, con i suoi libri coraggiosi e, soprattutto, con gli imperdibili spot che li pubblicizzano. Dopo Manuela Arcuri e Lele Mora, ora tocca a Ruby, altro grosso personaggio del mondo della cultura che, oltre a esserlo di Mubarak, pare sia nipote anche di Umberto Eco. Forse lo scrittore napoletano non vincerà il premio Strega ma, grazie all’aiuto della procace ragazzotta, non dovrebbe sfuggirgli il premio “’A fata!”. La giovane marocchina, peraltro, è senza dubbio la più adatta a parlare del suo ultimo libro, il cui titolo Labirinto Femminile fa venire subito in mente certe seratine a villa San Martino. Chi saranno i prossimi testimonial per le opere letterarie del vulcanico Alfonso Luigi Marra? L’elenco è articolato e molto interessante: escludendo purtroppo Olindo e Rosa, trattenuti da inderogabili impegni, rimangono a disposizione Fabrizio Corona, l’ex ministro Scajola, lo scanzonato Piero Marrazzo e, naturalmente, il Presidente iraniano Ahmadinejad: speriamo che uno di costoro accetti, perché c’è ancora tanto da dire sul romanticismo intestinale e sul dogmatismo perianale.
BELEN-CANALIS
Perché sono state scelte proprio loro per affiancare Gianni Morandi sul palco del teatro Ariston? Per un motivo fondamentale: tra attricette, soubrettine e veline varie, sono praticamente le uniche gnoccolone televisive in circolazione che non hanno preso parte ai festini di Arcore e che, di conseguenza, possono essere mostrate in giro senza imbarazzo. Finché non aprono bocca, quanto meno. Inoltre, il regolamento del Festival prevede che almeno una delle due vallette abbia il fidanzato incensurato e anche riguardo quest’importante requisito siamo a posto. Vederle in scena è stato rassicurante: tranquillizza pensare che, mentre il Paese è agitato da un terremoto politico senza precedenti, c’è chi ha l’assillo di quali scarpe abbinare all’abito da sera. La sola preoccupazione che abbiamo provato nei loro confronti, ammirandole tra una canzone in gara e l’altra, è che le innaffiassero regolarmente. Non ha convinto nessuno la recita delle “Buone amiche” inscenata dalle due: probabilmente, si sarebbero strozzate volentieri a vicenda. Del resto, Belen ed Elisabetta appartengono a una delle categorie dello spettacolo più violente e spietate, cui è stato dedicato addirittura un apposito istituto di pena: LE VALLETTE di Torino.
di Marco Presta
da Il Fatto Quotidiano del 20 febbraio 2011