Quando si è insediato alla direzione dell’Ansa nel 2009 Luigi Contu ha rilasciato la seguente dichiarazione d’intenti al Corriere della Sera: “La cosa speciale di lavorare in un’ agenzia è che sei al centro, in diretta, di tutto quello che accade nel mondo. Sei la prima vedetta, quella che deve avvisare giornali, tv, radio che sta succedendo qualcosa di importante. Lo devi fare subito, per dare a tutti il modo di scegliere e organizzare i giornali, e devi essere preciso ed equilibrato”. Due anni dopo la sentinella dell’informazione ha perso smalto.
Il 19 febbraio Il Fatto Quotidiano pubblica in esclusiva una notizia: il 3 febbraio 2011 la Procura di Roma, con un atto firmato dal procuratore capo Giovanni Ferrara, dall’aggiunto Alberto Caperna e dai due sostituti Roberto Felici e Caterina Caputo ha chiesto di usare le intercettazioni della Procura di Trani contro Silvio Berlusconi. L’Ansa avrebbe dovuto fare una cosa molto semplice: chiamare i 4 pm e farsi confermare o smentire la notizia. Se era falsa avrebbe dovuto scrivere: “Non è vero che la Procura ha chiesto di usare le intercettazioni di Berlusconi contro di lui”; se era vera, avrebbe dovuto scrivere: “Come Il Fatto ha anticipato oggi, la Procura di Roma ha chiesto di usare le intercettazioni…bla bla”. Invece cosa fa “la vedetta” dell’informazione? Alle 14 circa l’Ansa pubblica la seguente notizia:
Roma, 19 feb – Nessuna decisione è stata presa dalla Procura di Roma in merito alla vicenda delle presunte pressioni che sarebbero state esercitate da Silvio Berlusconi sulla presidenza di Agcom per la sospensione del programma Annozero. Lo affermano fonti di Piazzale Clodio. Il premier è indagato per minacce e concussione. Al vaglio degli inquirenti ci sono le risultanze dell’indagine svolta dal Tribunale dei ministri ed, a breve, anche la trascrizione di alcune telefonate intercettate.
Il procedimento ha preso spunto da un invio di atti da parte della Procura di Trani. Dopo la conclusione degli accertamenti fatti dal collegio competente per i reati ministeriali gli atti sono tornati alla Procura per le conclusioni di rito: queste potranno essere la richiesta di rinvio a giudizio dell’indagato o l’archiviazione del procedimento.
La notizia messa in rete sabato scorso dall’Ansa è falsa per una parte e inesatta per il resto. Così, nonostante la notizia data dal Fatto Quotidiano sia vera, quasi tutti i telegiornali e i giornali (con la lodevole eccezione del Messaggero) l’hanno minimizzata o ignorata.
La notizia riguardava un caso del quale si è parlato per mesi (le pressioni sull’Agcom per far chiudere le trasmissioni di Santoro, Floris e Dandini) ed era rilevante e non scontata (quasi tutti prevedevano l’archiviazione) eppure la notizia è stata pressoché cancellata dal sistema dei mass media. Milioni di cittadini non hanno saputo di un passo avanti dell’accusa nel procedimento contro Silvio Berlusconi anche e soprattutto grazie all’Ansa. Il direttore Luigi Contu al Corriere diceva di volere essere la sentinella del potere. In questo caso la sua funzione è stata opposta, l’Ansa è stata una sentinella non contro ma a favore del potere. La nota anonima che smentiva la notizia del Fatto senza nominarla forse è stata solo una stizzita reazione infantile a un “buco” inferto dalla concorrenza ma si è risolta in un vergognoso scudo mediatico all’uomo più potente d’Italia.
Quello che è accaduto sabato 19 febbraio è molto grave: l’Ansa è incorsa in una palese violazione dei suoi doveri verso i soci dell’agenzia (i maggiori giornali italiani) e verso i clienti: i mezzi di informazione che pagano i suoi servigi perché dia le notizie vere e non smentite false e anonime. Le conseguenze sono amplificate dal ruolo dell’Ansa che non è un gazzettino qualsiasi. L’agenzia di stampa nazionale – come il direttore Contu ha spiegato due anni fa al Corriere – ha una responsabilità “sociale” superiore: “Sei la prima vedetta, quella che deve avvisare giornali, tv, radio che sta succedendo qualcosa di importante. Lo devi fare subito, per dare a tutti il modo di scegliere e organizzare i giornali”.
Anche a voler credere al fatto che “le fonti di Piazzale Clodio”, rintracciate d’urgenza il 19 febbraio scorso, abbiano detto quanto riportato dal cronista dell’Ansa, ciò non toglie che l’agenzia di stampa sia venuta meno ai suoi doveri deontologici. Ci sono almeno sette magistrati a conoscenza dello stato del procedimento. Quattro pm a Roma e tre giudici del collegio dei reati ministeriali. L’Ansa ha avuto due giorni per sentirli e non lo ha fatto. Ancora oggi l’agenzia di stampa nazionale è ferma a quella nota anonima che dice cose false e inesatte.
Per l’esattezza:
1. è falso che “nessuna decisione è stata presa dalla Procura di Roma”;
2. è inesatto dire che “dopo la conclusione degli accertamenti fatti dal collegio competente per i reati ministeriali gli atti sono tornati alla Procura per le conclusioni di rito”. Il fascicolo era tornato in Procura a novembre 2010 e non è più alla Procura a Roma perché – come è stato scritto dal Fatto Quotidiano– è partito il 3 febbraio da Piazzale Clodio ed è arrivato a metà della scorsa settimana al collegio dei reati ministeriali. Se l’Ansa ha ancora dubbi in proposito non deve fare altro che andare alla sede del collegio dei ministri, in via Triboniano 3 al primo piano, per bussare e chiedere;
3. è inesatto dire che le telefonate debbano essere ancora trascritte. Basta leggerle sul Fatto Quotidiano per capire che questo lavoro è stato fatto un anno fa dalla Guardia di Finanza;
4. è inesatto dire che “gli atti sono tornati alla Procura per le conclusioni di rito: queste potranno essere la richiesta di rinvio a giudizio dell’indagato o l’archiviazione del procedimento”. Come Il Fatto ha scritto, infatti, c’è la terza via della richiesta di utilizzazione delle intercettazioni, quella percorsa dalla Procura di Roma.
Nella Carta dei doveri del giornalista esistono due articoli fondamentali:
– “Il giornalista ricerca e diffonde ogni notizia o informazione che ritenga di pubblico interesse, nel rispetto della verità e con la maggiore accuratezza possibile”.
– “Il giornalista deve sempre verificare le informazioni ottenute dalle sue fonti, per accertarne l’attendibilità e per controllare l’origine di quanto viene diffuso all’opinione pubblica, salvaguardando sempre la verità sostanziale dei fatti”.
Sabato scorso l’Ansa non ha rispettato i suoi doveri, ma è sempre in tempo per rimediare.