Tra l’esperienza di uno e il giovanilismo dell’altro, i “rottamatori” del Pd di Torino vanno in ordine sparso. E si dividono sul sostegno alle primarie per Piero Fassino e Davide Gariglio. Da una parte ci sono quelli che – mettendo da parte la battaglia per il ricambio portata avanti da Renzi e Civati – sostengono l’ex segretario dei Ds, eletto per la prima volta consigliere comunale nel 1975 e deputato dal 1994. Dall’altra parte ad alcuni non va giù il ritorno di Fassino da Roma e quindi sostengono Gariglio, 44enne, ex Margherita ed ex presidente del Consiglio regionale.
Il ricambio non è solo una questione di età ma di idee e sistemi, e i “rottamatori” di Torino pensano che Fassino possa concedere più spazio di dialogo sui temi principali. È l’idea dei maggiori rappresentanti della componente, due membri della giunta di Sergio Chiamparino: Roberto Tricarico, assessore alle Politiche abitative che aveva tentato di raccogliere le firme per presentarsi alle primarie, e Ilda Curti, all’Integrazione. “Il vero problema del Pd non sono i vecchi dirigenti – dice Curti nei giorni scorsi – ma i capicorrente. Rottamare vuol dire scardinare questo meccanismo”. Meccanismo che consiste nella cooptazione, nella fedeltà a dirigenti e correnti, nelle carriere all’ombra di padrini politici. Un riferimento evidente a Gariglio e ai suoi sostenitori, a partire dai consiglieri regionali Roberto Placido e Mauro Laus, considerati i “mister preferenze” in città. La critica a Gariglio arriva nel momento in cui “un candidato che non ha mai espresso attenzione al rinnovamento ha impugnato il tema dell’età. Abbiamo dovuto precisare che la questione non sta qui, ma nell’etica e nei sistemi della politica”.
“Non aspettiamo di capire chi vincerà per schierarci”, aggiunge Tricarico – abbiamo scelto Fassino per ragioni politiche”. Che sono le seguenti: impegno nel mondo del lavoro, per gli ultimi, per una migliore coesione sociale: “Sono politiche che si possono negoziare e affrontare meglio con Fassino”. Finite le primarie, se verranno vinte dall’ex segretario dei Ds, comincerà una discussione sul rinnovamento, sui temi e sulla composizione della giunta “che deve avere una maggioranza di donne – continua Tricarico – perché Torino è stata la piazza più bella della manifestazione ‘Se non ora, quando?’”.
Gariglio, dal canto suo, ha risposto a Curti dicendo che lei non ha il “physique du role” per fare la rottamatrice perché “è una signora non più giovane e non si è mai candidata”. E se la questione riguarda tessere, preferenze e libertà dai poteri forti, c’è anche chi pensa che Fassino sia peggiore di Gariglio su questo aspetto. “Io ho visto una prima fila al Lingotto (all’evento per il lancio della campagna “Gran Torino” di Fassino, ndr) che rappresenta il mondo del potere torinese e che di nuovo non ha proprio nulla”, ha scritto su Facebook Emanuela Guarino, 41 anni, democratica che ha partecipato agli incontri dei rottamatori ad Albinea e a Firenze e che non può “accettare che Roma sostenga di dover ricompattare il partito con una candidatura di prestigio”.
Nei giorni scorsi sembrava che a dirimere la questione sarebbe giunto il sindaco di Firenze Matteo Renzi e che si sarebbe schierato a sostegno di Gariglio. Nell’ambiente del Pd torinese si dice che abbia ricevuto pressioni per un endorsement, ma poi il fiorentino ha tolto ogni dubbio dichiarando che “non intende partecipare alla campagna elettorale per le primarie in corso a Torino”. Per Laus queste “sono parole che sconfessano coloro che hanno cercato di utilizzare il marchio dei ‘rottamatori’ a favore di Fassino”.
La segretaria provinciale del Pd Paola Bragantini, critica verso il gruppo fondato da Renzi e Civati, afferma che “i rottamatori di Torino si sono accorti che il rinnovamento non è legato necessariamente al dato anagrafico” e ammette anche che “i toni sono stati sbagliati da entrambe le parti”. Poi ammonisce: “Bisogna stare attenti perché poi la partita va giocata tutti insieme”.