La decisione era nell’aria e poco dopo mezzogiorno è diventata realtà: il Cda del Pio Albergo Trivulzio si è spaccato con cinque consiglieri su sette che lasciano le poltrona. Tra i dimissionari anche Emilio Trabucchi, il presidente della Baggina dei milanesi. Prossima tappa il commissariamento come annunciato dal sindaco Letizia Moratti che ora passerà la palla al presidente della Regione Roberto Formigoni. A lui il compito di nominare una personalità di garanzia che traghetti il Pat verso e le nuove nomine. “C’è una procedura che metteremo in moto immediatamente non appena le dimissioni ci verranno formalizzate” ha garantito il governatore lombardo. Che poi ha spiegato: “La procedura è in capo alla Regione e nelle prossime ore renderemo note quali sono gli strumenti attraverso cui arriveremo alla nomina di un commissario”. Dopodiché Formigoni è entrato nel suo ruolo politico invitando a “non fare di tutta un’erba un fascio” perché “si tratta di centinaia di casi, ognuno dei quali va esaminato con grande attenzione. Ci sono, a prima vista, alcuni casi di abuso che vanno assolutamente sanzionati, ma anche altri, che mi paiono essere la maggioranza, in cui tutto è avvenuto rispettando pienamente le regole”.
Dunque sarà commissariamento. Non è la prima volta. Capitò già nel 1992 dopo l’arresto di Mario Chiesa e l’inizio di Mani Pulite. E si ribadì nel 2000, quando, dopo una verifica amministrativa, il comune svelò pratiche illecite dell’allora dirigenza. In quel frangente a commissario fu messo lo stesso presidente del Pat commissariato.
Eppure sono in molti a pensare che ben altri siano i numeri delle case del Pat affittate o vendute agli amici degli amici. Lo ha ribadito il presidente della Commissione Casa e Demenio Barbara Ciabò. “E’ un elenco incompleto”, ha detto la politica finiana da sempre in prima linea nella battaglia sulle case dei milanesi. tanto da annunciare che la prossima settimana “in commissione chiamerò Luigi Zafra presidente dell’Aler”. Un rilancio che promette nuovi scandali. “Anche perché – dice la Ciabò – qui si tratta di case popolari e i cittadini su questo argomento non scherzano”.
Nel frattempo l’affare del Pat sembra avviarsi a una conclusione. “Nei giorni scorsi – ha spiegato Letizia Moratti – avevo parlato con i membri del Cda per spiegare che un passo indietro avrebbe consentito all’ente di potere avere una discontinuità rispetto a questo problema che drammaticamente si è creato rispetto al quale abbiamo il dovere e anche il diritto di chiedere la massima tempestività per una operazione di giustizia”. Tutto bene, dunque. Anche se la più generale partita della malagestione di un ente caritatevole come la Baggina sembra solo all’inizio. Sono, infatti, ancora molto le ombre. A partire dagli appalti sui quali pesa il sospetto di una gestione privatistica per non dire delle infiltrazioni mafiose. Uno scenario ancora tutto da disegnare, ma che, se confermato, chiuderebbe il cortocircuito di un ente pubblico, il quale, non solo svende il suo patrimonio, ma quel denaro, deputato alle ristrutturazioni, viene consegnato in mano ai clan. Lo tsunami affittopoli ha coinvolto anche il Policlinico. Qui, al di là dei canoni risicati, lo scandalo sta nelle decine di appartamenti lasciati vuoti dall’ente stesso.