Lo sdegno per l’articolo e per i commenti apparsi sul sito del Fatto si era già acceso pretestuosamente sulle pagine del Giornale del 22 febbraio in una fluviale lagna ingiuriosa di Stefano Filippi. La Lorenzin rincara la dose ai microfoni della Zanzara: “Un bravo direttore avrebbe dovuto oscurare il sito nel momento in cui sono arrivati dei commenti di quel genere”. E aggiunge: “E’ inaccettabile anche per un giornale fortemente orientato. Non c’è più la libertà d’espressione, qui c’è l’incitazione alla violenza e all’odio e il matto c’è in giro sempre”.
E prende di mira anche l’articolo: “La satira è una cosa, la satira è una presa in giro che fate anche voi in modo feroce, ironico e pungente. Qui c’è qualcosa di diverso. L’iniziativa in sé è una lista di proscrizione e va bene, ognuno si prende la sua. Il punto è quello che si è alimentato intorno e non avere avuto il senso della misura di capire che una cosa del genere può facilmente degenerare. Il sondaggio non era così tenero e pulito. Il punto è quando accanto al sondaggio esplode un blog che non viene né censurato, nè oscurato, né in qualche modo gestito. I messaggi, che mi sono arrivati anche su Facebook, sono la spia di un clima d’odio molto brutto”.
Cruciani chiama in causa Padellaro (che non è il direttore del sito) e i redattori. Parenzo abbozza una difesa del Fatto, senza però aver letto i commenti all’articolo (nel video sono riportati alcuni commenti di lettori di destra sul Fatto). La Lorenzin replica: “Non voglio essere raggiunta da Padellaro. Io vorrei che fossero attenti alla gestione dei blog o di quegli spazi di comunicazione che possono incitare alla violenza”.
Invitiamo l’onorevole Lorenzin a prestare maggiore attenzione anche ai commenti favorevoli al Pdl pubblicati sul Ilfattoquotidiano.it. E soprattutto la sollecitiamo a rivolgere lo stesso appello anche all’house organ del suo partito, spesso terrifica summa di intolleranza e di violenza verbale. Non è edificante, ad esempio, leggere commenti di elettori pidiellini che, riguardo alla guerra civile in Libia, auspicano un intervento dell’esercito italiano in soccorso di Gheddafi per sparare sulla folla e stroncare la rivolta.
E infine una postilla doverosa: le critiche, anche colorite, costituiscono lo “scotto” da pagare quando si decide di tuffarsi nel grand bleu della rete, della blogosfera, dei social network: un mondo affascinante e caleidoscopico, che, come tale, chiede a noi tutti la fatica, ma anche la vitalità, del confronto. Invocare l’oscuramento e la censura è abbastanza fuori luogo. E non è da popolo della libertà.