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Perché la Ue non può aiutare Frattini

Il ministro degli Esteri fa la voce grossa, ma a Bruxelles si seguono le regole dei trattati. La ripartizione dei profughi resta su base volontaria. Ciononostante l'Italia potrebbe ricevere altri aiuti economici. Ma le sparate di Bossi certo non aiutano

Il ministro Frattini ha alzato la voce per la prima volta dalla scoppio di quella che ormai si può chiamare a tutti gli effetti “guerra civile” in Libia. Ma non contro Gheddafi, bensì nei confronti di Bruxelles: “Tutti quelli che hanno la responsabilità’ di dire no dovranno dircelo in faccia”, ha affermato Frattini di fronte al niet ufficioso dell’Ue di distribuire tra tutti i Paesi europei i profughi che verosimilmente arriveranno dalla Libia nelle prossime settimane.

Perché? Semplicemente perché le norme europee non prevedono un ”meccanismo di redistribuzione” tra gli Stati membri dei profughi che chiedono asilo. ”La solidarietà tra gli Stati membri, come noto, è solo su base volontaria”, ha precisato l’italiano Michele Cercone, portavoce di Cecilia Malmstrom, Commissaria europea per gli affari interni. Insomma, la cattiveria non centra niente, è solo che non si può fare quello che la legge non prevede, almeno a Bruxelles.

A dire il vero un precedente c’è: “La Commissione europea ha lanciato un progetto pilota per 210 richiedenti asilo che sono arrivati a Malta”, afferma Cercone, ma si tratta appunto solo di un progetto pilota. Gli unici aiuti all’Italia possono arrivare dalla direttiva 2001/55 sulla Protezione temporanea – mai finora attivata dall’Ue – che prevede la concessione, su proposta della Commissione e con approvazione a maggioranza qualificata del Consiglio, dello status di rifugiato temporaneo ”a persone che fuggono da paesi in cui la loro vita sarebbe a repentaglio”. Ma ancora una volta niente ripartizione dei profughi.

Un altro aiutino arriverebbe dall’articolo 78 del Trattato di Lisbona: ”Qualora uno o più Stati membri debbano affrontare una situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di paesi terzi, il Consiglio, su proposta della Commissione, può adottare misure temporanee a beneficio dello Stato interessato”. Che tradotto in parole povere vuole dire un sostegno finanziario e un permesso di soggiorno temporaneo e facilitato ai profughi (1 anno rinnovabile di 6 mesi), niente di più.

Insomma, per legge Bruxelles non può andare oltre l’aiuto economico allo stato interessato, non potendo obbligare i governi nazionali ad accogliere dei profughi arrivati in un altro paese, in quanto si tratterebbe di una violazione della propria sovranità. Inoltre, anche per ricevere qualche euro è fondamentale l’ok degli altri paesi, rappresentati nel Consiglio Ue, dove l’Italia dovrà far valere tutto il suo peso diplomatico per elargire altre risorse. Roma, infatti, riceve già lauti finanziamenti per fronteggiare l’immigrazione rientranti nel Fondo europeo per i rifugiati, quello per la gestione delle frontiere e quello per l’integrazione dei cittadini dei Paesi terzi. Insomma tutto si gioca sulla diplomazia, e la minaccia di “spedire gli immigrati in Francia e Germania” di Umberto Bossi non è certo un buon inizio.