Hanno vissuto un anno da autoreclusi e non pensavano che la loro protesta si sarebbe protratta così a lungo. Sull’isola i cassintegrati Vinyls dormono nelle celle della diramazione centrale di Cala d’Oliva, a pochi passi dal super bunker in cemento armato dove venne rinchiuso Totò Riina. Sulla terraferma, invece, da oltre un anno, dal 7 gennaio 2010, i loro colleghi occupano la torre Aragonese a Porto Torres. Due postazioni di lotta che non sono venute mai meno, sempre presidiate per ricordare a opinione pubblica, politici e imprenditori che i posti di lavoro, ma soprattutto la chimica, in Italia hanno ancora un senso e che devono essere salvaguardati.
Ora vi sono le rassicurazioni del Governo sulla firma imminente del contratto preliminare fra Eni ed il fondo svizzero Gita, che dovrebbe rilevare gli stabilimenti di Porto Marghera, Ravenna e Porto Torres. Ma i tempi si sono dilatati e ogni giorno che passa la fatica dell’attesa si fa sempre più insopportabile. I lavoratori che, dopo aver bloccato porti e aeroporti ed essersi incatenati ai cancelli dell’azienda, hanno scelto di inventare una nuova forma di protesta pacifica, non mollano i loro presidi. E la lotta è diventata anche evento mediatico grazie a collegamenti Tv ed alla potenza dei social network: sulla pagina Facebook gli amici dei cassintegrati oggi sono oltre centomila.