La nostra cultura è pervasa di cose che non esistono. Se uno sbaglia è stato sfortunato, se fa bene ha avuto l’aiuto della Provvidenza. Peccato che né la sfortuna né la Provvidenza esistano. Sulla scorta di queste convinzioni medioevali (in realtà già precristiane e poi ancor maggiormente legate alla religione) siamo molto impauriti: “Avrò fortuna? E se sbaglio, se mi dice male…?” Sono questi i nostri pensieri alla viglia di una scelta, ed è in gran parte per colpa di essi che restiamo immobili, che tergiversiamo, che accampiamo scuse a volte perfino risibili. Nessuno sospetta una verità molto semplice, che dovrebbe rassicurarci: non sbagliamo mai.

Avete mai visto una cosa adatta a noi che non accade? Io no. Non accade ciò che, a vederlo con obiettività e il dovuto distacco, non era adatto a noi. Se lo fosse stato, se ci avesse davvero riguardato, se fosse stato “nelle nostre corde”, quel passo sarebbe stato compiuto. Impossibile sostenere di aver sbagliato non facendo qualcosa che desideravamo fare. Ciò che abbiamo fatto siamo noi, e vederne l’insuccesso non cambia la realtà: l’uomo che faceva quel passo ero io.

Ognuno di noi vive sempre la sua miglior vita possibile. Può esistere un saltatore con l’asta che potendo saltare 7 metri ne salti solo 6? Bubka faceva salti graduali, ma solo per motivi di sponsor. Ognuno, potendo fare 100 (cioè avendo l’energia, la determinazione, la voglia di fare 100, essendo supportato da desiderio e sogno che valgono 100), farà immancabilmente 100 (al netto di venti contrari, fulmini e malattie mortali). Se avremo fatto 60, vuol dire che noi potevamo fare 60. Inutile temere le cose prima (“ce la farò a decidere?”) o dolersi dopo (“se avessi avuto più coraggio!”). Ciò che è adatto a noi, avviene. Ma se non avviene è bene così, significa che non siamo la persona che fa questo o quello, ma un altro (che forse sarebbe bene conoscere alla svelta per evitare ulteriori frustrazioni).

Basta stregoneria e superstizione, basta fideismo e fragili speranze. Quello che amo di più in un sognatore è l’ambizione concreta. Se il sogno è buono, è nostro, è autentico, lo realizzeremo. Se non avverrà, sarà stato bene così: quel sogno avrebbe potuto distruggerci, visto che non era adatto a noi. Però con serenità, senza accampare scuse o procacciarsi talismani, senza invocare “la malattia” (ve lo ricordate Alberto Sordi?). Sbagliare è impossibile.

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