Domenica 27 febbraio, dalle 8 alle 20, si tengono a Torino le ultime primarie per il candidato sindaco di centrosinistra di una grande città, dopo quelle di Milano, Bologna, Napoli, Cagliari. Cinque i candidati: Piero Fassino e Davide Gariglio (Pd), Gianguido Passoni (assessore,indipendente a sinistra del Pd, sostenuto anche dai circoli cittadini di Sel), Michele Curto (giovane di area Gruppo Abele) e Silvio Viale (candidato di bandiera dei radicali).
Particolarmente contorta e combattuta la genesi di queste primarie e delle candidature, in una città considerata “sicura” per il centrosinistra come Torino. Non c’era un delfino di Chiamparino, che non si può ricandidare per la terza volta. Il Pd aveva puntato inizialmente sul rettore del Politecnico Francesco Profumo. Ma Profumo ha rinunciato quando ha visto che le primarie, pretese da Sel, erano inevitabili. A quel punto è sceso in campo Fassino, a cui la maggior parte dei dirigenti locali ha inizialmente riservato una tiepida accoglienza. A sinistra intanto lavoravano “Torino Bene Comune” (che ha candidato l’assessore Passoni) e “Altra Torino” (che non ha candidato nessuno).
Il Pd stabiliva la regola che per candidarsi alle primarie i suoi esponenti dovevano raccogliere almeno il 20% delle firme degli iscritti torinesi del partito. Soglia raggiunta, oltre che da Fassino, solo da mister preferenze Davide Gariglio, di area cattolica. Falliva il tentativo dell’assessore Roberto Tricarico di presentarsi con firme di cittadini non iscritti al Pd. A sinistra prendeva quota l’ipotesi di candidare Giorgio Airaudo, leader della Fiom. Per stoppare un fenomeno vendoliano di unità come quello che ha vinto le primarie a Milano, vari esponenti del Pd fanno barricate contro Airaudo. Ottengono di mettere in difficoltà le aree di sinistra, imponendo l’escusione dalla coalizione della Federazione della Sinistra, già cacciata dalla Giunta Chiamparino.
L’incertezza di Airaudo dura fino a fine gennaio. A poche ore dalla chiusura delle iscrizioni alle primarie, dice definitivamente no. I sostenitori dell’assessore Passoni confermano la sua candidatura, ma all’ultimo momento si iscrive anche l’outsider 30 enne Michele Curto, area Gruppo Abele. A sinistra c’è chi lo accusa di dividere il fronte per favorire Fassino (replica: “Cerco i voti di gente che non avrebbe partecipato alle primarie”). Il regolamento torinese prevede che non debbano raccogliere firme i candidati ufficiali dei partiti. Quindi Fassino, Gariglio e Silvio Viale, che i radicali candidano senza prevedere una reale campagna. Passoni e Curto sono invece candidati “civici”, tenuti a raccogliere almeno 3 mila firme in venti giorni. Per Passoni le firme certificate sono 7.400, per Curto 3.400. Come nelle altre città possono votare anche gli stranieri residenti, e i giovani dai 16 anni compiuti.
ECCO IL PROFILO DEI 5 CANDIDATI:
Davide Gariglio, 44 anni, di origini democristiane, poi passato alla Margherita, è consigliere regionale del Pd, eletto per la seconda volta nel 2010 con “il maggior numero di preferenze in tutto il centrosinistra piemontese”, come scrive sul suo sito all’indomani del voto. Dal 2005 è presidente del consiglio regionale, nel quinquennio della Bresso. “Nuova energia per Torino”: con questo slogan inizia la sua campagna per diventare sindaco. E fa una proposta-choc: arrivare al biglietto gratuito del tram abolendo le circoscrizioni, cioè il decentramento comunale, per finanziare il regalo. Poi per evitare incidenti con i presidenti di circoscrizione lascia cadere la cosa e procede su binari più cauti. E incassa l’alleanza di altri campioni delle preferenze Pd, come Placido e Laus.
Piero Fassino di anni ne ha 61, che rispetto all’ età media dei politici italiani non sono poi molti. Ma è definito “vecchio” perchè ha sempre fatto politica. Segretario provinciale della Fgci nel ’71, consigliere comunale per dieci anni dal 1975, segretario di federazione dal 1983, torna a Torino dopo quasi 25 anni “romani”. Slogan della campagna “Gran Torino”, preso dal film di Eastwood. La dichiarazione “se fossi un operaio avrei votato si al referendum Fiat” ha parecchio polarizzato l’attenzione. Come anche l’apertura della campagna elettorale nella sala del Lingotto con le autorità cittadine e rappresentanti dei “poteri forti”. Nei manifesti si fa ritrarre sempre con l’uscente Chiamparino, “per continuare a vincere”.
Gianguido Passoni, 40 anni, ex Pdci, assessore al Bilancio ora indipendente di sinistra vicino a Sel, è “figlio d’arte”. Nipote del primo prefetto partigiano nel ’45, figlio di un vice sindaco di Novelli e deputato Pci. Da consigliere della circoscrizione centro, con una forte preparazione economica esordisce come assessore alla casa nel 1999 nella Giunta Castellani. Fa nascere “Locare” agenzia immobiliare pubblica. Torna assessore, questa volta al bilancio, nella seconda Giunta Chiamparino dal 2006. I maligni lo definiscono “rosso come il bilancio” ma in realtà ferma il procedere dell’indebitamento ed evita la privatizzazione dell’azienda delle acque. Esce dal Pdci di Diliberto senza entrare in alcun partito, ma fondando l’associazione “Rosso ideale”. Logo e parola d’ordine universale della sua campagna: “Torino bene comune”.
Michele Curto, 30 anni, si è dimesso da presidente della cooperativa- associazione Terra del Fuoco, che vive di progetti pubblici, per candidarsi alle primarie. Punti forti della sua auto-presentazione: il lavoro coi rom, i treni della memoria ad Auschwitz, un incarico nella rete europea Flare contro le mafie. Dopo aver partecipato all’ipotesi di una lista civica con Chiamparino, Airaudo nel rinunciare alla propria candidatura ha deciso di sostenere quella di Curto. Distribuisce “centomila” arance da terre sequestrate alla ‘ndrangheta in Calabria. Slogan: “Un giovane sindaco per Torino”. Alla richiesta di confluire sul candidato a sinistra del Pd che ha ricevuto poco più del doppio delle sue firme, e buone percentuali nei sondaggi, ha risposto: “Non chiederò mai ai 3.400 che hanno firmato per me di votare per qualcun’altro. Sarebbe politicista e sbagliato chiederlo”.
Silvio Viale, 53 anni, radicale, noto come eroe della pillola RU 486, nasce come Lotta Continua e poi passa ai Verdi. Consigliere comunale ecologista dal ’93 al 2001, è noto per saper fare ostruzionismo alla sua stessa maggioranza. La contemporanea iscrizione ai radicali prevale. Candidato sindaco per i radicali nel 2001 non arrivando al 2% non rientra in consiglio comunale. Si qualifica poi sempre più come ginecologo abortista e pro-pillola. Il Pd lo esclude per questo motivo dal gruppetto dei candidati radicali nelle sue fila per le elezioni parlamentari del 2008. Alle primarie si è potuto candidare come rappresentante radicale, quindi senza raccogliere firme. Salvo una polemica contro i provvedimenti antismog non si segnalano altre iniziative clamorose di Viale per le primarie: non ha aperto neanche un sito web.
di Silvana Cerea