Secondo Bloomberg, gli scandali giudiziari del premier complicano il percorso del governatore da via Nazionale alla Bce. Berlusconi è l’unico leader europeo a sostenere pubblicamente uno dei candidati alla poltrona di Trichet. Una mossa che si sta rivelando controproducente per lo stesso Draghi, che ancora non ha conquistato la piena fiducia dei falchi tedeschi
E’ il favorito per il ruolo di presidente della Banca Centrale Europea. Ma Mario Draghi deve fronteggiare un ostacolo imprevisto: Silvio Berlusconi. Che, per la sua reputazione e per il sostegno pubblico che ha dato alla candidatura, rischia ora di comprometterla. Lo afferma apertamente l’agenzia Bloomberg in un articolo dei giorni scorsi. Gli scandali giudiziari del premier potrebbero così interrompere quello che a molti, ultimamente, era sembrato un percorso in discesa verso l’inevitabile trionfo. Il governatore di Bankitalia ha infatti sinora incassato un appoggio ampio in Italia e anche l’investitura informale dei più prestigiosi media finanziari del Continente.
Nel prossimo mese di ottobre, a otto anni dalla nomina a successore di Wim Duisenberg, Jean Claude Trichet abbandonerà il suo incarico. Al suo posto, si supponeva in passato, avrebbe dovuto subentrare l’autorevole Axel Weber, attuale presidente della Bundesbank e candidato perfetto per la definitiva consacrazione della leadership di Berlino nella politica economica e monetaria di Eurolandia. Ma il successivo ritiro di Weber ha spalancato le porte allo stesso Draghi, volto serio e autorevole di un Paese dimostratosi troppo spesso inaffidabile agli occhi dei regolatori economici Ue. La sua candidatura, ad oggi, resta la più solida.
A Dublino, i bookmakers della Paddy Power Plc, rileva Bloomberg, non sembrano avere dubbi. Chi scommettesse presso di loro 9 euro sulla vittoria di Draghi ne otterrebbe, in caso di successo, appena 13. La vittoria del finlandese Erkki Liikanen, secondo nella classifica delle probabilità, è pagata 2 a 1, contro l’8 a 1 che accompagna le candidature di Yves Mersch (Lussemburgo) e Nout Wellink (Olanda). In caso di successo, l’outsider tedesco Klaus Regling, attuale guida del fondo di salvataggio europeo, farebbe guadagnare agli scommettitori una cifra pari a 20 volte il valore delle puntate.
Incassato il sostegno del Financial Times e dell’Economist, due giornali solitamente poco indulgenti nei confronti dell’Italia e del suo modello economico, il governatore ha ottenuto un appoggio diffuso in patria grazie, tra le altre, alle manifestazioni di fiducia espresse da Giulio Tremonti, Enrico Letta e Giuliano Amato. Persino Giorgio Napolitano, nei limiti di quanto gli è consentito dal suo ruolo, ha espresso in qualche modo il suo appoggio a Draghi auspicando che nella scelta definitiva non prevalgano pregiudizi di nazionalità. Come dire – ma questo ovviamente Napolitano non può dirlo – che le disgrazie contabili italiane, la sostanziale paralisi decisionale sul fronte delle riforme da parte del governo e, soprattutto, l’immagine generale dell’Italia, non dovrebbero essere considerati elementi decisivi per la valutazione del candidato. Ma il condizionale è più che necessario.
Le ambizioni di Draghi, scrive Bloomberg, “dovranno prevalere sulla reputazione dell’Italia come Paese caratterizzato dall’eredità dell’inflazione e da un primo ministro accusato di aver avuto rapporti sessuali a pagamento con una minorenne”. Alle possibilità di vittoria del numero uno di Bankitalia, insomma, “non ha contribuito Silvio Berlusconi, intrappolato in uno scandalo che indebolisce il suo governo”. Senza dimenticare che Berlusconi stesso “è stato l’unico primo ministro europeo ad aver pubblicamente sostenuto un candidato per la Bce” dichiarando il suo appoggio già nel febbraio dell’anno scorso, ovvero quasi due anni prima della prevista fine dell’amministrazione Trichet.
Draghi, ricorda ancora Bloomberg, sta tentando di superare lo scetticismo dei cosiddetti falchi di Berlino assicurando alla Germania il suo impegno per una rigorosa politica di stabilità rispetto al tema dei conti pubblici. Ma non è detto che i suoi sforzi siano in definitiva sufficienti per ottenere il determinante nulla osta tedesco nella strada che lo porterebbe a guidare la massima istituzione monetaria Ue insieme all’attuale vice presidente, ed ex numero uno del Banco de Portugal, Vitor Constancio. In fondo, come ha rilevato qualcuno, alla luce dell’attuale geografia della crisi dei debiti statali, la contemporanea occupazione delle due principali cariche della banca centrale da parte di un portoghese e di un italiano potrebbe suscitare qualche comprensibile, per quanto magari ingiustificata, perplessità.