In diverse zone della città i miliziani fedeli al regime hanno sparato sui manifestanti. Almeno sette i morti. Gli insorti hanno preso il controllo dell'aeroporto internazionale di Tripoli
Il leader libico Muammar Gheddafi controlla a Tripoli solo la sua caserma-bunker di Bab Al-Azizia, in cui risiede. E’ quanto sostiene l’emittente satellitare al-Jazeera, che cita fonti giornalistiche nella capitale libica. Il presidente della Comunità del mondo arabo in Italia (Comai), in contatto con testimoni in Libia, ha fatto sapere: ”Circa 30 mila manifestanti sono concentrati a Piazza Algeria e sono diretti verso il bunker di Gheddafi che si trova nel quartiere Bab el Zizia a circa due chilometri”. Intanto in diverse zone della città le forze fedeli al regime hanno aperto il fuoco sui manifestanti a Tripoli, uccidendo almeno sette persone e provocando decine di feriti. Quella di oggi potrebbe essere la battaglia finale per cacciare il Raìs. A quanto riferisce, i manifestanti hanno preso il controllo dell’aeroporto internazionale di Maatiqa, nella Capitale. Secondo la tv del Quatar i militari che controllavano lo scalo hanno aderito alla rivolta contro il Raìs.
Le forze di Gheddafi stanno sparando pesantemente sui civili, e le milizie pro-regime stanno facendo irruzioni nelle case uccidendo tutte le persone che trovano, “è una vera carneficina”. E’ questa la testimonianza di un giornalista in diretta telefonica sulla televisione araba al Jazira. Secondo quanto riferito da un giornalista libico, la brigata dell’esercito schierata nel quartiere Tajura di Tripoli si è unita ai manifestanti e sta marciando verso piazza Verde. Dove un’imponente manifestazione pro-Gheddafi è in corso: secondo l’Ansa 7.000-8.000 persone si sono radunate con foto del colonnello e bandiere verdi della Jamairiya.
L’Ansa ha riferito che una manifestazione anti Gheddafi è stata subito repressa dalla polizia alla fine della preghiera del venerdì nella moschea di piazza Algeria, nel centro di Tripoli, a pochi passi dalla Piazza Verde. Poco dopo la fine della preghiera, circa 200 manifestanti si sono radunati davanti alla moschea e hanno cominciato a gridare slogan islamici e contro Gheddafi. Subito i poliziotti in divisa e i miliziani in borghese che presidiavano la zona sono intervenuti e si sono sentiti numerosi spari, non è chiaro se in aria o contro i manifestanti, e c’è stato un fuggi fuggi generale. Uno dei dimostranti è però riuscito ad avvicinare un gruppo di giornalisti italiani che era sulla piazza e ha riferito che manifestazioni come quella erano in programma in tutte le moschee della capitale libica.
Insorti su Twitter: “Oggi la Libia sarà libera”
Si moltiplicano su Twitter le cronache delle rivolte di Tripoli e gli slogan degli insorti contro Gheddafi. “Oggi Tripoli è la Libia e la Libia oggi sarà libera”, scrive sul microblogging il Libyan Youth Movement che segue da dentro e fuori il Paese gli sviluppi della rivolta. Mentre, secondo un altro testimone, oltre all’aeroporto della capitale, anche l’area di “Suk al-Juma è ormai fuori dal controllo del regime”.Altri testimoni invece raccontano che in “50mila starebbero marciando insieme ai militari dalla zona di Tajoura al centro di Tripoli”, dove la situazione “è molto critica, con un alto numero di feriti e cure mediche non sufficienti”. Tripoli oggi “ha bisogno di aiuto”, scrive ancora il gruppo Libyan Movement che, in occasione della protesta, ha anche aperto un sito online ad hoc per raccogliere testimonianze e video dai luoghi degli scontri.
La famiglia di Gheddafi: “Resteremo fino alla morte”
La famiglia di Muammar Gheddafi vuole restare in Libia fino alla morte: lo ha detto Saif al-Islam, il secondogenito degli otto figli del colonnello, intervistato dalla Cnn turca. “Il piano A è di vivere e morire in Libia, il piano B è di vivere e morire in Libia, il piano C è di vivere e morire in Libia”. Nel suo disperato tentativo di rimanere al potere, arroccato nel suo bunker a Tripoli, Gheddafi fa affidamento sui figli e sulla cerchia più ristretta del suo entourage, i cui destini personali sono legati alla sopravvivenza del colonnello. I figli maschi che per anni si sono contesi l’influenza nella speranza un giorno di sostituire il padre, secondo gli analisti, attualmente hanno messo da parte le gelosie nel tentativo di salvare il padre e se stessi. Il secondogenito è apparso negli ultimi giorni per due volte in tv per esortare i libici a scendere in piazza contro i dimostranti; Saadi, ex giocatore di calcio professionista, ha guidato le contro-misure per sedare la rivolta nella parte orientale del Paese; Mutassim è consigliere per la sicurezza nazionale, mentre Khamis è l’uomo che guida una delle forze d’elite dell’esercito, la 32esima Brigata (la stessa che ha combattuto ed è stata sconfitta a Misurata).
Misurata in mano alla rivolta
Sul fronte del conflitto è arrivata la conferma che le milizie anti-governative libiche hanno preso il controllo della città costiera Misurata, situata a meno di 200 km da Tripoli, dopo aver respinto una “violenta” controffensiva. Le informazioni sulla situazione di Misurata sono state a lungo confuse. Gli oppositori di Gheddafi avevano annunciato mercoledì di aver preso la città; i residenti avevano riferito che mercenari e soldati lealisti avessero lanciato una controffensiva, giovedì, poi respinta. “I manifestanti hanno sconfitto le forze di sicurezza e preso il controllo della citta’”, ha raccontato Mohamed Senoussi, 41 anni, “la situazione adesso e’ calma dopo 4 ore di intensa battaglia avvenuta nella mattina. Gli abitanti celebrano la vittoria e cantano “Dio e’ grande”. “I civili stanno adesso organizzando il traffico, ispezionando la gente per cercare armi; sono stati arrestati alcuni infiltrati che si ritiene provenissero da Tripoli”.
Bengasi, “manterremo gli impegni sul petrolio”
“Manterremo gli impegni presi dalla Libia con le compagnie petrolifere e per il funzionamento dei terminal petroliferi”. E’ quanto ha reso noto una non meglio specificata direzione temporanea dei rivoltosi libici che controllano la città di Bengasi, secondo quanto riferisce la tv satellitare al-Arabiya.
Tripoli promette aiuti al popolo e aumenti salariali
Il governo libico, che tenta disperatamente di aggrapparsi al potere e fronteggiare la rivolta popolare, ha deciso di aumentare i salari, concedere aiuti alimentari e assegni famigliari. Lo ha annunciato la televisione di Stato. Ogni famiglia – ha precisato l’emittente – riceverà 500 dinari libici (290 euro), per fronteggiare l’aumento dei prezzi del cibo e gli stipendi di alcune categorie del settore pubblico aumenteranno del 150%.
Ma la tensione nella capitale non accenna a placarsi. Una grande manifestazione pro-Gheddafi è in un programma per oggi dopo la preghiera del venerdì. Così riferisce l’agenzia Ansa, citando una fonte del ministero dell’informazione a Tripoli. Altissimo il rischio di incidenti e di provocazioni, dopo che ieri sono state fermate auto con a bordo tunisini ed egiziani che trasportavano armi ed esplosivi. Una conferma della manifestazione è giunta anche da Huda Fandi, un’esponente dell’organizzazione della gioventù filo-Gheddafi.