Non so se lo avete notato, ma in quest’ultimo periodo si rincorrono gli articoli di persone che scoprono che la legge Gelmini (n. 240/2010) ha un certo numero di punti oscuri. C’è chi scopre che dà i soldi solo ai ricchi, c’è chi scopre che l’articolo 28 della legge regala 10 milioni di euro per formare il personale amministrativo a un federalismo che ancora non c’è, lasciando poi interamente al ministro la scelta a quali due università (che possono essere pubbliche o private, secondo voi dove cadrà la scelta?) assegnare questo finanziamento extra.
Quando si andava nei tetti o sulle piazze, quando si denunciavano le falsità e le incongruenze della legge contenuti negli spot vuoti del ministro, in tanti ci davano addosso dicendo che si voleva mantenere lo “status quo”, che difendevamo i nostri privilegi. Ora si scopre che ci sono perfino rettori che dichiarano apertamente di aver sostanzialmente venduto gli interessi generali per la promessa di un piatto di lenticchie.
Nel decreto milleproroghe sono stati bocciati due emendamenti, uno della maggioranza e uno dell’opposizione, che avrebbero permesso alle università di assumere giovani e di attivare la premialità del merito. Adesso non si potrà fare nella maggioranza delle sedi universitarie nazionali. Questo dopo aver ovviamente mantenuto, come si fa da anni, le università sul filo dell’incertezza fino all’ultimo momento. E’ solo l’ennesima dimostrazione della distanza siderale che esiste tra le dichiarazioni del ministro Gelmini e la realtà dei fatti.
Non dimentichiamo poi che è partita la corsa dei rettori a blindare le commissioni che dovranno rivedere gli statuti, in modo da essere solo loro, ormai prossimi alla pensione, a decidere le sorti di chi ha ancora venti e più anni all’interno dell’università, o di chi, nonostante le prospettive di disintegrazione garantite dal ministro che ci dovrebbe tutelare, vorrebbe ancora entrarci.
L’Italia, come al solito, non ha memoria e, soprattutto, non si ferma a riflettere ma ormai, abituata da decenni di velinismo, guarda solo la superficie. Se sotto non c’è nulla non importa, l’importante è apparire, non essere.
di Guido Mula