Sembrava primavera ieri a New York. Le temperature finalmente sopra lo zero sono state buone alleate della manifestazione organizzata a sostegno dei lavoratori del Wisconsin e della loro legittima battaglia contro un vergognoso provvedimento del governo statale, volto ad azzerare quei “privilegi” che, grazie a decenni di negoziazioni sindacali, gli hanno consentito una vita più dignitosa.

Da settimane, in Wisconsin la battaglia non si arresta e i dimostranti, ora coordinati da gruppi di volontari arrivati da tutto il paese, stanno crescendo di numero tanto che, sabato, hanno dato origine ad una delle più massicce proteste degli ultimi decenni. La battaglia dei lavoratori che rischiano di essere costretti, fra l’altro, a pagare più soldi per l’assistenza sanitaria, attualmente a carico del datore di lavoro, è sostenuta dalla maggior parte dell’opinione pubblica tanto che, ai manifestanti vengono offerti, da comuni cittadini, letti e cibo.

All’origine di tutto, la decisione di sferrare un attacco ai sindacati, presa dal governatore Scott Walker, esponente dei Tea Party, arrivato al potere grazie anche all’appoggio dei fratelli Koch, quelli che, per capirci, hanno dichiarato guerra a Barack Obama e alla sua politica “verde” e lo hanno fatto a suon di miliardi, sovvenzionando le campagne elettorali di personaggi come Walker.

Vale la pena ricordare che le industrie Koch, attive principalmente nella produzione di energia e raffinazione del petrolio, sono state classificate, nel 2008, dalla rivista Forbes come la seconda più grande azienda privata di tutti gli Stati Uniti con un fatturato annuo di 98 miliardi di dollari. La Koch Industries, tuttavia, detiene anche un altro primato (o quasi) rappresentato dal numero di cause in cui è stata coinvolta per comportamento dannoso ai danni dell’ambiente, circa 300 di cui quasi tutte concluse con una loro condanna. Guarda caso, nelle ultime elezioni, i Koch hanno sostenuto, finanziariamente, molti repubblicani (in particolare esponenti del Tea Party) che hanno sottoscritto impegni formali di combattere ogni tentativo “verde” del governo.

L’ombra dei fratelli Koch e le prossime elezioni del 2012 mettono concretamente in ridicolo l’affermazione del governatore, secondo cui i provvedimenti anti sindacali che sta tentando di imporre siano determinati da necessità di budget. E’ chiaro, infatti, che l’obiettivo è quello di portare avanti un tentativo di smantellamento dei sindacati in quanto bacini di consenso elettorale per i democratici. Che questo debba essere fatto, pesando sulle finanze e le sicurezze di impiegati che già fanno fatica a resistere alla crisi economica, non importa.

Ridurre la forza del sindacato è per i repubblicani/teapartisti, una necessità essenziale nella loro corsa elettorale che, è ormai chiaro, sarà portata avanti con assoluta e non celata spregiudicatezza. Non va dimenticato che l’infelice decisione della Corte Suprema di eliminare il tetto dei contributi finanziari che era imposto ai privati durante le campagne elettorali, ha già colpito duramente quel principio di trasparenza su cui ancora si poteva contare.

C’è da chiedersi se i fratelli Koch abbiano sentito parlare anche del bunga bunga o, se almeno quello resti una prerogativa assolutamente nostrana.

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