Alle porte di Bologna la Rossa, 9 comuni rossi hanno deciso che possono fare a meno dell’assistenza ai disabili e ai minori a rischio.
Quel che avviene oggi a Casalecchio e dintorni è la fotocopia di operazioni simili in molti comuni (di sinistra e di destra)… si privatizza per risparmiare e si chiudono i servizi. Trovo che questa sia una scelta sbagliata, che aumenterà i costi invece di diminuirli, e cerco ora di dimostrarlo facendo qualche conto.
Il problema di questi sindaci è tagliare 1 milione e settecentomila euro all’anno. Cosa fanno?
Innanzi tutto spendono più soldi. Un anno fa creano l’Azienda Speciale Consortile, Asc, quindi dal 2010 pagano nuovo dirigente e un nuovo Consiglio di Amministrazione, si affitta una sede, nuovi mobili, ci si carica di altre spese di gestione. Secondo alcuni lavoratori che ho interpellato si avvia una macchina che costa almeno 140 mila euro l’anno (difficile verificare i bilanci che, come al solito, sono nebulosi). Nel frattempo i vecchi dirigenti della Asl che si occupavano di questo settore non si sono vaporizzati ma sono ancora tutti alle dipendenze Asl…
Finisce il 2010 e si inizia a parlare di 15/20 operatori da licenziare (gente che prende 1.000 euro al mese). E così si arriva a chiudere un servizio che presta aiuto, tra l’altro, a circa 200 minori all’anno, oltre a un notevole numero di adulti in difficoltà e disabili.
Ora, bastano i conti della serva per capire che si tratta di darsi la zappa sui piedi.
Ma prima di fare questo semplice calcolo aritmetico vorrei dire che non stiamo parlando di un servizio sociale a caso. Stiamo discutendo di una delle migliori strutture d’Italia. Un gruppo di lavoro che funziona veramente. E’ una struttura che conosco da 20 anni. Una squadra che è riuscita a organizzare progetti straordinari, trovando autonomamente finanziamenti dell’Unione Europea e portando veramente i ragazzi che vivevano situazioni domestiche allucinanti, tra povertà e follia, a rifarsi una vita. Si sono occupati di curarli, di proteggerli, di formarli, di fargli fare esperienze eccellenti, dagli scambi culturali in tutta Europa ai seminari di arte e ecologia ad Alcatraz.
Parliamo del primo gruppo di operatori sociali che sia riuscito in Italia a creare una vera sinergia tra scuola, amministrazione pubblica e forze dell’ordine, arrivando a sviluppare un prevenzione del crimine e un controllo sociale del territorio grandiosi (incredibile ma vero, troppo spesso le istituzioni non dialogano, non condividono le informazioni e non agiscono in modo sinergico).
La domanda aritmetica è: quanto vale questo lavoro?
Difficile valutare quanto risparmio produca per la collettività uno scippo evitato o un ragazzo che non va a sbattere in moto. Quindi lasciamo perdere le implicazioni più generali del lavoro di assistenza sociale, che comunque ci sono e sono sostanziose… Conteggiamo solo le spese dirette del Comune.
Ad esempio, nel distretto di Casalecchio di Reno c’è il Comune di Meraviglia, di medie dimensioni: qui sono stati spesi circa 60.000 euro l’anno per interventi educativi di prevenzione sul territorio. In 10 anni 600.000 euro. Sono stati seguiti 15 minori l’anno. Negli ultimi 10 anni, 150 minori (4.000 €/anno). Negli ultimi 10 anni sono stati evitati almeno 12 allontanamenti di minori. La durata media di un collocamento in struttura è di tre anni, con un costo di 45.000 € /anno. Il Comune di Meraviglia non ha speso 1.620.000 euro.
Totale speso € 600.000
Rischio di spenderne € 1.620.000
Risparmio € 1.020.000
Lo stesso identico discorso lo potremmo fare per casi di aduti emarginati o per il settore disabilità: prevenire è più economico che curare. Un disabile lasciato a sé stesso e ai mezzi della sua famiglia, a volte già in difficoltà, avrà molte più probabilità di perdere autosufficienza o di essere abbandonato, e quindi finire a pesare totalmente sull’assistenza pubblica. Anche qui conviene prevenire l’acuirsi del disagio…
Questi discorsi sono comprovati da svariate ricerche. Ad esempio ho collaborato con una cooperativa sociale dell’area di Treviso che, confrontando i costi dei Comuni che investivano in assistenza ai disabili dando vita ad attività ricreative, culturali e di inserimento nel lavoro, spendevano realmente meno dei Comuni che si limitavano a fornire ricoveri nei casi che si aggravavano.
E solo pochi giorni fa, proprio sulla home del Fatto online, campeggiava un articolo di Luigi D’Elia e Nicola Piccinini che, sulla base di dati statistici inglesi, sosteneva il valore economico della prevenzione e dell’assistenza, anche per situazioni come la depressione e il disagio mentale: “in Gran Bretagna sono stati gli economisti a occuparsi di depressione: per una persona depressa, un anno senza sintomi costa – stimano gli economisti inglesi – 1000 euro di psicoterapia, ma fa guadagnare 8000 euro alla collettività per resa lavorativa. Psicoterapia, non farmaci. Psicoterapeuti, non antidepressivi…”.
Che dire: sono sufficienti le prove?
E adesso chi si occupa di fermare i tagli alla prevenzione nel distretto di Casalecchio di Reno? Perché Bersani lo deve spiegare come si fa a parlare di un progetto per riformare il Sistema Italia, razionalizzare la spesa pubblica e rilanciare l’economia, e al contempo agire raddoppiando i costi reali del disagio buttando a mare quello che nelle amministrazioni rosse funziona meglio.
Vizi privati e pubbliche virtù? Certo, il bunga bunga di Gheddafi è peggio, ma anche questo sbaracca sbaracca di sinistra mi fa girare i Santissimi…
Ps: Prima di tagliare i soldi per i disabili e i ragazzi a rischio, avete tagliato le spese per l’illuminazione pubblica e le caldaie? A Padova, con il professor Fauri dell’Università di Trento abbiamo tagliato un milione e mezzo di euro intervenendo solo su illuminazione pubblica e riscaldamento… Il Comune ha realizzato l’intervento senza sborsare un euro grazie al sistema delle società energetiche Esco (finanziamento risparmio per conto terzi).