C’è una domanda alla quale nessuno sa rispondere. Perché le ragazze di Silvio Berlusconi non parlano? Secondo le ultime intercettazioni sarebbero ottanta quelle che avrebbero avuto rapporti a rischio con Papi. Ognuna di loro potrebbe descrivere quello che accade davvero nei sotterranei di Arcore e invece tutte continuano a recitare il mantra delle feste eleganti anche se nelle intercettazioni svelano di avere fatto il test anti-Aids, malattia che finora nessuno sapeva si trasmettesse bevendo Coca light.
Nessuna di loro ha visto Ruby nelle tante notti trascorse dalla minorenne marocchina nella villa San Martino e nessuna ha mai sentito parlare di bonifici, buste piene di banconote, appartamentini e Mini Cooper fiammanti in cambio di sesso. Tutte restano mute e quando aprono bocca è solo per spandere generosità, eleganza e bontà sul santino di Silvio.
Le uniche eccezioni alla regola sono le classiche voci dal sen fuggite come quella di Sara Tommasi. Una possibile spiegazione è: le ragazze non parlano perché continuano a essere pagate. Come dimostrano i bonifici ad Alessandra Sorcinelli versati dal conto del Cavaliere proprio nei giorni in cui la ex meteorina deponeva in Questura sul Bunga Bunga.
La motivazione economica però non basta a spiegare il muro del silenzio che protegge il premier. Sommando le ragazze del giro romano, quelle napoletane, le baresi di Tarantini e le milanesi, si arriva a un centinaio. Non tutte sono a libro paga di Silvio, tutte però sanno di poter chiedere all’uomo più potente d’Italia una particina in una fiction, una comparsata in uno show, un ruolo in un reality, una raccomandazione per entrare in qualche grande società o in uno studio legale associato e intanto sorridono compiacenti al Cavaliere che le potrà aiutare. Male che vada, se proprio non si trova altro, c’è la candidatura in politica. Eppure anche questa attesa di una possibile ricompensa non basta a spiegare del tutto la cupola di omertà che avvolge i festini del Cavaliere.
La verità è che molte ragazze non parlano perché sentono che sarebbe, oltre che controproducente, anche ingiusto, secondo il loro codice di valori che purtroppo è condiviso da una larga fetta della società.
Per capire lo scandalo Ruby non bisogna guardare solo al “Drago”, per dirla con Veronica Lario, ma anche alle “vergini”. Non c’è solo la malinconica figura di un settantenne imbolsito che mente a sé stesso dicendo: “io non ho mai pagato una donna”, c’è anche una pletora di ragazze che non si fa scrupoli a vendere corpo e dignità per soldi, benefit e soprattutto ruoli pubblici e di spettacolo.
Se analizziamo tutti i personaggi del fumettone di Arcore bisogna ammettere che le protagoniste femminili non fanno una bella figura. Prendendo in prestito la catalogazione stringata ma efficace di Nicole Minetti, non si trova “una zoccola, una sudamericana che non parla italiano e viene dalle favelas. Né una po’ più seria, né una tipa via di mezzo”, che abbia la dignità di dire “ho fatto parte di questo giro del presidente del consiglio e vi dico che fa schifo”. L’unica che ha detto qualcosa di simile è stata Sara Tommasi ma lo ha fatto solo dopo essere entrata in una profonda crisi psicologica.
La stessa M.T., l’amica d’infanzia di Nicole Minetti che racconta al telefono e poi a verbale ai pm di essere rimasta turbata dal Bunga Bunga, non disdegna di intascare la busta con le banconote di Papi uscendo da Arcore.
Anche Patrizia D’Addario non può certo essere definita un personaggio positivo. La escort di Bari svela il giro di prostituzione intorno alle residenze del premier solo per puro istinto di vendetta e non di giustizia. Si decide a parlare con giornalisti e magistrati solo quando capisce che Silvio Berlusconi ha fatto sesso con lei e non l’ha retribuita né con una candidatura, né con lo sblocco del suo cantiere a Bari.
Non c’è una sola donna che parli di Papi per seguire impulsi antichi come la dignità, la pulizia, l’onore e la verità. Nessuna, soprattutto, che abbia in minima considerazione il versante pubblico di questa triste storia: il danno che il premier fa alle istituzioni e alla vita pubblica offrendo candidature e ruoli televisivi a escort, prostitute e mantenute.
L’unica eccezione in questo scenario squallido è Veronica Lario.
La scelta della signora di Macherio è un’eccezione anche rispetto alle altre donne che hanno puntato il dito contro i loro uomini negli scandali della recente storia italiana. Da Laura Sala (la moglie di Mario Chiesa), passando per Stefania Ariosto, per arrivare fino alla ex del sindaco di Bologna Flavio Delbono, Cinzia Cracchi, tutte hanno parlato solo dopo essere state lasciate dal proprio uomo o fatte fuori dal suo giro.
Con l’unica eccezione forse di Stefania Ariosto, le grandi accusatrici non denunciano mai il malaffare dei loro uomini per un senso di onestà, ma usano la giustizia per vendicarsi delle ferite al proprio orgoglio femminile. La molla che le fa scattare non è mai pubblica ma sempre privata. Non reagiscono come cittadine, ma solo e soltanto come donne.
Se Mario Chiesa avesse accettato di spartire il bottino con la moglie concedendole il mantenimento richiesto, non sarebbe scoppiata Mani Pulite. Se il sindaco di Bologna Flavio Delbono non si fosse innamorato di un’altra, Cinzia Cracchi (che oggi sfila alla manifestazione delle donne contro Silvio Berlusconi) avrebbe continuato allegramente a viaggiare a sbafo con lui e Delbono probabilmente sarebbe ancora sindaco. Stefania Ariosto è stata forse l’unica testimone con una motivazione etica, ma anche lei probabilmente non avrebbe mai raccontato le buste di Cesare Previti ai magistrati se non fosse stata tenuta ai margini dal giro di Berlusconi.
Per sapere la verità sui festini del Cavaliere probabilmente bisognerà aspettare che una donna si senta tradita dal premier nel privato. Forse Nicole Minetti è l’unica che si avvicina all’identikit. Quando la sua rabbia monterà abbastanza e magari la legislatura in Regione Lombardia volgerà al termine, potrebbe essere proprio l’ex igienista dentale a svelarci qualche particolare in più sulle feste che hanno costellato la sua strana storia d’amore con il premier.