"Il telefonino? Non lo uso più perché mi intercettano". E sulla stampa dice: "I giornali nazionali ci trattano con odio"
Berlusconi torna a criticare le norme della Costituzione. Questa volta tocca al processo di formazione delle leggi. “Quando ne decidiamo una – spiega – avendo avuto l’ok dal presidente della Repubblica e dal suo staff che interviene puntigliosamente su tutto, la mandiamo in Parlamento, entra nelle commissioni, viene discussa e cambiata, poi va nell’aula, poi nell’altra e ancora nelle commissioni, viene discussa, vi sono i veti dei giudici che dicono la loro anche quando non dovrebbero e autorità che intervengono quando non devono intervenire”. E questo non basta. Il presidente del Consiglio, a Milano per partecipare a diverse iniziative, aggiunge: “Poi se per caso al capo dello Stato non piace, ritorna alla Camera e al Parlamento e se non piace ai pubblici ministeri di sinistra, ricorrono alla Corte costituzionale che la abroga”.
Così Berlusconi sottolinea la necessità di una riforma istituzionale per modernizzare il Paese. Come poco prima ha fatto parlando al palazzo Reale di Milano: “I padri costituenti – ha spiegato criticando i padri della nostra Costituzione – dopo 20 anni di fascismo hanno pensato di distribuire il potere tra Parlamento, Capo dello Stato e Corte Costituzionale privando di ogni potere il presidente del Consiglio”.
Berlusconi ha poi discusso di come avvicinare il suo partito ai cittadini. Con lui il ministro Brambilla. A palazzo Reale il premier ha iniziato subito commentando la morte di un alpino in Afghanistan. Quindi ha parlato di politica, commentando il peso elettorale di Fli definendolo “molto basso”. Dopodiché ha affrontato il tema dell giustizia ribadendo “di essere un perseguitato” e sostenendo la bontà del processo breve. Dal quale, ha ammesso, “ne avrei qualche beneficio”. Ma questo, ha proseguito, “è solo un particolare” davanti alla bontà di una legge che porterebbe benefici a tutto il popolo italiano. Quindi ha rivelato di “non possedere un telefonino”. E non “perché io non me lo posso permettere”, ma perché “mi intercettano” e per “mantenere intatta la mia privacy”. Quindi ha aggiunto: “Tutti sono ormai convinti che è una questione di libertà il fatto di non poter parlare liberamente al telefono. Per questo io sono tornato indietro e non uso più il telefonino”. Quindi l’inevitabile attacco ai media nazionale che “trattano il nostro movimento con odio”.
L’incontro di questa mattina ha avuto come ordine del giorno il partito del Pdl e la sua diffusione su tutto il territorio italiano. “Da quando è stato fondato – ha detto il Cavaliere – il nostro è il primo partito italiano”. E ancora: “Ho letto su alcuni sondaggi dei giornali di sinistra dati che non corrispondono ai nostri”.