Si chiama sciopero, ma non come viene in genere immaginato: è lo “sciopero” dei migranti, che per il secondo anno consecutivo lanciano oggi l’iniziativa “un giorno senza di noi”. Indetta da un cartello di comitati, associazioni e collettivi, è un invito “alla mobilitazione contro il ricatto”. Che vuole dimostrare l’importanza dei 4,5 milioni di stranieri che lavorano in Italia.
La protesta si svolge in diverse città d’Italia, da Trieste a Roma, da Palermo a Rosarno per chiedere diritti, sanità, lavoro e formazione. Una protesta a tutto tondo, con lo sguardo rivolto anche ai paesi in rivolta contro i regimi del nord Africa e del Vicino Oriente: Tunisia, Egitto, Libia, Yemen. “I lavoratori stranieri sono più ricattabili per la loro condizione legata al permesso di soggiorno e hanno più difficoltà a esporsi – dice la peruviana Candy Rodriguez della rete ‘Verso il primo marzo’ –. Per uno straniero non è facile partecipare attivamente a una protesta come questa, dove non c’è l’organizzazione dei sindacati tradizionali. Molti di noi svolgono il lavoro di badanti per anziani o bambini e non possono lasciare sole queste persone. Ma penso che l’iniziativa andrà bene (si attende un’adesione tra i 300mila e 400mila lavoratori, più o meno come l’anno scorso, ndr). Al nostro fianco abbiamo gli studenti e i lavoratori italiani”.
Le mobilitazioni sono cominciate sin dal mattino. Clamorosa è stata l’irruzione dei ragazzi del centro sociale Tpo nel Cie di Bologna di via Mattei: sono riusciti a scavalcare il primo muro di cinta del centro di espulsione prima di essere bloccati dalle forze di polizia con cui sono entrati in contatto. Gli immigrati, dall’interno, hanno subito risposto incendiando i materassi delle celle. A Roma, uno striscione è stato esposto davanti alla “Breccia” di Porta Pia con la scritta “150 anni di Unità: razzismo, sfruttamento, precarietà” mentre un corteo spontaneo è partito verso il ministero delle Finanze in attesa dell’appuntamento di oggi in piazza dell’Esquilino, nei pressi del Viminale, dove si terrà un sit-in di immigrati e dove confluirà un corteo di studenti dall’Università La Sapienza. A Palermo gli stranieri scenderanno in piazza in nome di Noureddine Adnane, il giovane ambulante marocchino che si è dato fuoco perché gli veniva impedito di lavorare. Cortei a Parma, Torino, Reggio Emilia, Sassari, Rosarno, simbolo, quest’ultimo della prima grande protesta di lavoratori immigrati, due anni fa.