Quindici anni di reclusione per Sergio Cragnotti, 12 anni per il genero Filippo Fucille e 8 anni per Cesare Geronzi. Sono alcune delle richieste di condanna sollecitate dalla procura per il crac del gruppo Cirio.
I pubblici ministeri inoltre hanno chiesto altre condanne varianti dai quattro ai sei anni di reclusione. In particolare sei anni sono stati chiesti anche per un altro figlio di Cragnotti, Massimo, e per la moglie dell’ex patron della Cirio, Flora Pizzicheni. Otto anni anche per Antonio Nottola anch’egli della Banca di Roma. Sei anni poi sono stati chiesti per una serie di funzionari di banca e anche per sindaci e amministratori delle società che facevano capo alla holding di Sergio Cragnotti. Per tutti poi sono state chieste le pene accessorie come l’interdizione dai pubblici uffici e l’interdizione da attività. Per tre degli imputati, Angelo Brizzi, Alberto Giovannini e Sebastiano Baudo, è stata chiesta la prescrizione.
Nel formulare le richieste di condanna, la procura di Roma ha spiegato di non voler sollecitare per nessuno degli imputati la concessione delle attenuanti generiche. “Si tratta di fatti di estrema gravità – ha spiegato il pm Gustavo De Marinis – alla luce dei reati commessi cui va applicata la continuazione per i vari casi di bancarotta. La sola mancanza di precedenti penali non è sufficiente per concedere le attenuanti”.
Nei confronti dei 31 imputati per i quali e’ stata avanzata richiesta di condanna, la procura ha sollecitato l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici (solo per temporanea per l’ex funzionario della Banca di Roma, Michele Casella, per il quale sono stati chiesti 4 anni di reclusione), l’interdizione legale e l’inabilitazione all’esercizio di una impresa commerciale e incapacita’ a esercitare uffici direttivi di presso qualsiasi impresa per la durata di dieci anni. Per la societa’ Dianthus spa e’ stata chiesta una sanzione pecuniaria nella misura di 300 quote. Una sentenza di proscioglimento, per prescrizione del reato di truffa, e’ stata chiesta per gli ex funzionari della Banca di Rom, Angelo Brizi e Alberto Giovannini, e per Sebastiano Baudo che rispondeva di falso nella veste di componente del cda della società di revisione Deloitte.