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Festa “lombarda” il 29 maggio. In cambio la Lega offre il via libera sul 17 marzo

Sembrava dovesse lasciare, invece la Lega raddoppia. Il partito di Umberto Bossi è stato il primo avversario della festa nazionale indetta per il 17 marzo 2011 in occasione della ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Il senatùr e gli altri ministri leghisti, il 18 febbraio scorso, sono stati gli unici esponenti del governo a votare contro il provvedimento nel Consiglio dei ministri straordinario appositamente convocato. Le ragioni? Nulla che abbia a che vedere con i propositi secessionisti del movimento lumbard, ci mancherebbe. Al contrario, era proprio per il bene della Nazione che il ministro Calderoli, lasciando palazzo Chigi, definì questa festa “incostituzionale”. “Fare un decreto legge – disse – per istituire la festività del 17 marzo, un decreto legge privo di copertura, in un Paese che ha il primo debito pubblico europeo e il terzo a livello mondiale e in più farlo in un momento di crisi economica internazionale è pura follia. Resto contrario alla decisione di non far lavorare il Paese il 17 di marzo, sia per il costo diretto sia per quello indiretto, che proverrà dallo stimolo di allungare la festività in un ponte da giovedì fino a domenica. Se vogliamo rilanciare davvero il Pil di questo Paese con il decreto legge di oggi abbiamo fatto l’esatto contrario”. Un discorso da statista. Peccato che in Lombardia, regione di provenienza dell’intera compagine governativa leghista (Bossi, Calderoli, Maroni), il partito si muova in senso opposto. Al punto di barattare l’ok agli stanziamenti regionali per i 150 anni dell’Unità d’Italia con un’altra festa. Regionale.

La Lega Nord in Regione Lombardia ha infatti ottenuto l’istituzione di una festa regionale e la creazione di una bandiera. A fronte di questa decisione il Carroccio ha deciso di ritirare i suoi emendamenti (una quarantina su 200) in merito alla legge per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia dopo che con il Pdl è stato raggiunto un accordo. La richiesta è stata avanzata in aula dal capogruppo in Consiglio regionale, Stefano Galli. “Entro 120 giorni – ha spiegato Galli- chiediamo sia istituita la Festa di Regione della Lombardia, come previsto dallo Statuto”, festa che, ha spiegato “vorremmo fosse istituita il 29 maggio, giorno in cui si ricorda la battaglia di Legnano, che per il Carroccio è particolarmente importante”. Durante la festa regionale, ha spiegato Galli “non si lavorerà” mentre per quanto riguarda la bandiera potrebbe rifarsi alla Croce di san Giorgio. Soddisfatto il presidente del Consiglio Regionale Davide Boni che ha sottolineato come “si tratti di un fatto simbolico ma di questi tempi anche i simboli possono offrire un segnale molto forte”. Insomma, per il 17 marzo la simbologia non conta, ma si guarda alle ripercussioni economiche. Per il 29 maggio, invece, la produttività invocata da Calderoli può passare in secondo piano.

In ogni caso, sull’ipotesi che la data scelta (non ancora in via definitiva) da regione Lombardia sia un giorno di festa a tutti gli effetti, però, il presidente Roberto Formigoni invita alla cautela. “Non credo proprio, si può festeggiare in mille modi: non è necessario fare vacanza”. Lo Statuto lombardo, ha detto Formigoni, “è stato approvato all’unanimità, tranne uno, nel 2008. Oggi, poi, è stato approvato anche un altro ordine del giorno che prevede che ogni seduta del Consiglio Regionale inizi con l’inno nazionale”, celebrando così il valore dell’unità del Paese. Insomma, un contentino all’Italia per pagare dazio alla Padania. Il problema del giorno festivo, comunque, almeno per quest’anno non si pone, perché il 29 maggio quest’anno cadrà di domenica.