A me piacciono molto le automobili. Qualche tempo fa ne ho trovata una fantastica e ho deciso di comprarla. Il venditore era un uomo volgare, arrogante e stupido. E così, dopo un po’, ho deciso che non avevo nessuna voglia di dargli i miei soldi; ne avrei trovata un’altra. Certo che, si fosse trattato di un’automobile necessaria e avesse avuto un prezzo assai conveniente, avrei inghiottito il fastidio.
Questa storia mi è venuta in mente adesso che nessuno può negare che Gheddafi era quello che molti dicevano: un tiranno stupido e sanguinario, arrogante e volgare, prepotente e maleducato. Il problema è che da lui dovevamo comprare petrolio (dovevamo? Non lo so, forse sì); e, sembra, potevamo fare con lui altri affari vantaggiosi. Sicché, ho pensato, è comprensibile che B. gli abbia stretto la mano (speriamo se la sia lavata subito dopo) e lo abbia trattato come un capo di Stato in visita; nonostante tutto, questo era Gheddafi. È anche comprensibile che sia stato necessario adeguarsi alla sua puerile personalità e accettare il circo equestre (letteralmente) che ha accompagnato ogni sua visita: gli affari non basta concluderli, bisogna mantenerli.
Ne consegue che non vi sarebbe ragione di rimproverare a B. la tolleranza nei confronti della fotografia di non so quale martire libico ucciso dai fascisti, il bacio dell’anello, il ridicolo cerimoniale, la pubblicizzata conversione (a pagamento) di 500 ragazze. Pecunia non olet, turiamoci il naso e prendiamoci il petrolio: in fondo gli europei hanno una lunga tradizione di rapporti commerciali con selvaggi che scambiavano oro con specchietti e palline colorate. Anche se credo che Gheddafi fosse un po’ più furbo.
Il problema sta nel fatto che tutto lascia pensare che B. tutto questo lo abbia fatto volentieri; che le smargiassate di Gheddafi gli siano riuscite familiari; che insomma i fraterni rapporti tra i due grandi capi di Stato accucciati sotto la tenda berbera non siano stati il consueto slogan pubblicitario di chi è costretto a fare affari con un selvaggio; e che, invece, B. avesse proprio trovato la sua anima gemella, magari anche più gemella di Putin. Per questo ci hanno messo tanto, lui e i suoi C, a buttarlo a mare; e magari non lo hanno fatto nemmeno tanto bene. Perché in fondo un po’ d’imbarazzo a dare il ben servito a un compagno di merende è inevitabile.
Ora sento dire che, in questo periodo di crisi mediterranea, non si deve utilizzare la caduta di Gheddafi per mettere in difficoltà B.; e mi incazzo parecchio. Se a Gheddafi è riuscito di ammazzare tanta gente e di tenere la Libia ferma al Medioevo per tanto tempo, la colpa è di gente come B.; anzi, siccome,fortunatamente, di gente come B. non ce n’è tanta ed è confinata in paesi che con la Libia non hanno avuto niente a che fare, si può dire che è quasi tutta colpa sua. Fuor di metafora, una legittimazione così sfacciata e tanto ingiustificata nessun capo di Stato degno di questo nome avrebbe dovuto regalargliela. Per molto tempo il Sudafrica dell’apartheid èstato escluso dalle competizioni sportive; e i capi di Stato cercavano di contaminarsi il meno possibile. Capisco che B. ed etica sono un ossimoro: ma un minimo di cultura storica un premier dovrebbe averla.
Il Fatto Quotidiano, 4 marzo 2011