“Napoli è tua” è lo slogan che ho scelto per questa nuova avventura politica: la corsa alla carica di sindaco. Napoli deve infatti appartenere ai suoi cittadini, che oggi sono chiamati a riprendersela dopo che per tanto, troppo tempo, “qualcuno” ha pensato di disporne come fosse esclusivamente sua, sfruttandola e depredandola a proprio personale vantaggio. Così questa città si è trasformata nel deserto del diritto e della legge, diventando il teatro dell’arricchimento personale o di gruppi di potere, in maggioranza criminali e spesso insospettabili, presenti in ogni ambito sociale, economico e politico, insediati dal pubblico al privato.

Napoli è diventata quanto di più distante ci possa essere dall’anima dei suoi stessi abitanti. La cattiva amministrazione, trasversale a tutta la politica, ha fiaccato la fiducia verso le istituzioni, diffondendo un sentimento di anti-politica comprensibile ma inaccettabile, che deve essere quanto prima sconfitto. Troppe collusioni fra amministrazione, economia e crimine organizzato hanno ferito l’idea del bene comune e dell’interesse collettivo come obiettivi prioritari da raggiungere. Mentre i legami opachi fra politica, cricche e camorra, passanti per appalti pilotati col solo scopo di guadagnare consenso e denaro in ogni settore (dai rifiuti alle infrastrutture), hanno tradito le più elementari regole democratiche.

Sono stati anni difficili e tristi, direi anche drammatici, che sono riusciti ad infettare un tessuto sociale vivo, mortificando una comunità capace di vantare un immenso patrimonio storico-artistico, oltre ad una tradizione di inclusione e accoglienza che risponde al ruolo di primo piano che Napoli deve e può avere nel Mediterraneo, essendo il terzo centro urbano d’Italia. Napoli è dunque una città che deve ritornare in mano dei suoi abitanti affinché risponda ai loro bisogni. Quei bisogni che sono incompatibili con i rifiuti ai margini delle strade, con l’emergenza diventata norma, fino al punto di spingere i cittadini ad abituarsi alla presenza ingiusta e insana dell’immondizia ovunque.

Il pessimo ciclo dello smaltimento dei rifiuti è la parabola di una degenerazione politica e sociale senza precedenti nel nostro paese e in Europa, ma anche il simbolo di uno Stato che compie un passo indietro, che abdica a se stesso, per lasciare campo libero alla camorra e agli affaristi, i quali si arricchiscono lucrando su questo dramma inaccettabile grazie alla collusione con l’amministrazione pubblica, a cui garantiscono consenso elettorale in cambio delle commesse o degli appalti nel settore degli inceneritori, delle discariche e quant’altro. Una sospensione di fatto della democrazia e dello Stato di diritto rispetto a cui si deve e si può scrivere la parola fine. Una rivoluzione politico-morale, fondata su un ricambio della classe dirigente e sul protagonismo civile, che potrà rendere Napoli una città più vivibile, sicura, inclusiva.

Attuare questa rivoluzione è possibile. Del resto se non avessi questo convincimento, non avrei scelto di candidarmi a sindaco. Una scelta che è stata personalmente difficile, dettata “solo” dalla passione e dall’amore che nutro per questa città. La mia città. Una scelta confortata dalla convinzione di non essere solo in questo progetto, che dovrà vedere Napoli al centro di un cambiamento dalle potenzialità nazionali, trasformandola in un laboratorio politico-sociale innovativo che sia di esempio a tutto il paese, che pure necessita di una ventata di freschezza morale e politica dopo il berlusconismo al tracollo.

In questo progetto non mi sento solo perché ci sono i napoletani, c’è un’intera città che crede al suo risveglio e che vuole esserne protagonista. Certo, senza i cittadini e le cittadine, anche la politica può risultare impotente. Ma se si uniscono le energie comuni, allora la stagione di discontinuità sarà possibile. Per questo, mi rivolgo alla città intera, chiedendo un atto di coraggio e di fiducia per sostenere una speranza che può e deve diventare realtà, se tutti noi lo vogliamo e se tutti noi ci impegniamo. Come sosteneva Paolo Borsellino rispetto a Palermo: “Si ama ciò che non ci piace per poterlo cambiare”.

Per questo ho deciso di lavorare a una lista civica che accolga le energie migliori della società civile, per questo metto a disposizione di tutte le forze politiche del centrosinistra la mia candidatura. Vorrei farmi strumento di quella nuova stagione napoletana che i cittadini e le cittadine aspettano, in continuità con la mia esperienza al Parlamento europeo: in tutta la mia – ancora breve – carriera politica, sono stato infatti animato sempre dallo stesso obiettivo, cioè quello di cercare di servire il Paese, mettendo in campo la maggiore trasparenza e il maggiore entusiasmo che potevo e che posso.

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