Bambnin gesù di Roma e Gaslini, ma è una lotta di poltrona. A Genova gli ultimi soldi di Stato sono arrivati con Prodi nel 2007. In vaticano 50 milioni l'anno
Tarcisio Bertone contro Angelo Bagnasco. L’ospedale Bambino Gesù di Roma contro l’ospedale Gaslini di Genova. Il segretario di Stato (ex arcivescovo di Genova) e il presidente della Cei (suo successore nel capoluogo ligure), ultimamente si trovano spesso su posizioni diverse. Toni ovattati, ma nei corridoi vaticani si sa che le contrapposizioni sono nette. Rivelatore un episodio soltanto apparentemente locale: la rivalità tra i due più importanti ospedali pediatrici d’Italia. Uno, il Bambino Gesù, istituto vaticano dotato di extra-territorialità, che “riceve dallo Stato italiano 50 milioni l’anno”. L’altro, il Gaslini, istituto di diritto pubblico italiano (sebbene presieduto dal cardinale di Genova) che non riceve quattrini dallo Stato dal 2007 (ultimi i 36 milioni di Prodi). Una vicenda ospedaliera che nasconde una lotta di potere e di poltrone, con Bertone che si è portato a Roma manager e imprenditori amici, ma anche medici tra i più stimati strappati al Gaslini.
Una polemica che fino a pochi giorni fa era rimasta confinata nelle corsie. Poi ecco che Alberto Gagliardi (battitore libero del Pdl in contrasto con Berlusconi) ha portato la questione davanti al Consiglio comunale di Genova. Da lì la storia è giunta in Vaticano. Bagnasco ha dichiarato: “Speriamo che l’occhio responsabile di chi ha dovere di decidere consideri sempre meglio il ruolo del Gaslini che non è solo locale, ma nazionale e internazionale”. Il Gaslini è uno dei più prestigiosi ospedali pediatrici europei. Come ha ricordato il direttore generale, Paolo Petralia: “Secondo le valutazioni basate sull’impact factor siamo il primo Istituto di ricerca pediatrica per numero e qualità di pubblicazioni. Abbiamo 486 posti letto e 50 mila ricoveri l’anno, la metà da fuori Liguria, molti dal Sud. Siamo l’unico istituto italiano con tutte le specialità”.
Dati simili vanta il Bambino Gesù: 40 specialità, 550 posti letto e 25 mila ricoveri (il 35 per cento da fuori Lazio). Chi vuole far curare al meglio un bambino quasi sempre si rivolge a uno dei due istituti (o al Meyer di Firenze). Che, però, oggi, in periodo di crisi nera per la sanità si trovano l’un contro l’altro armati. A Genova molti accusano di “concorrenza sleale” l’ospedale Vaticano. Due i motivi: “Il Bambino Gesù”, come ha ricordato il sindaco Marta Vincenzi, pur essendo ospedale vaticano “riceve 50 milioni l’anno dallo Stato”. Non solo: il Bambino Gesù gode di extra-territorialità. Gli stipendi hanno un trattamento fiscale vantaggioso. Lavorare per l’ospedale della Santa Sede conviene, soprattutto se i dipendenti prendono la cittadinanza vaticana con esenzione dalle tasse italiane. La storia racchiude anche altre pieghe. Tutto comincia quando Tarcisio Bertone diventa segretario di Stato e porta con sé nella Capitale un gruppo di fedelissimi. A cominciare da quel Giuseppe Profiti, toccato dal ciclone Mensopoli, che finì agli arresti domiciliari, ma fu sempre sostenuto dal cardinale, fino alla clamorosa iniziativa di farlo ricevere dal papa in visita a Savona nel mezzo dell’inchiesta. Profitti in primo grado è stato condannato a sei mesi di reclusione, ma l’inciampo non ha impedito a Bertone di nominarlo presidente dell’ospedale pediatrico, una sorta di ministro della Sanità vaticana.
Ma Bertone ha fatto sbarcare a Roma anche imprenditori di sua fiducia. Come Gianantonio Bandera. A Genova ha costruito parcheggi per le parrocchie ed è stato nominato magistrato della Misericordia, la fondazione che amministra i beni della Diocesi per i poveri. Poi è entrato nella società che costruirà il nuovo porto di Santa Margherita al centro delle polemiche. A Roma Bandera sta realizzando un progetto caro al Vaticano, più contestato di quello di Santa Margherita: auditorium, uffici e laboratori per l’ospedale Bambino Gesù. Secondo Andrea Catarci (presidente dell’XI municipio), i 23 mila metri cubi sorgeranno sopra le catacombe di Santa Tecla, a due passi da San Paolo, “in una zona patrimonio dell’Umanità Unesco”.
Non basta: il Bambino Gesù, come ha ricordato Guido Filippi sul Secolo XIX, negli ultimi tempi ha “scippato” al Gaslini medici di punta. Profiti ha portato con sé Giacomo Pongiglione, direttore del dipartimento di Cardiologia del Gaslini, l’uomo che per primo al mondo ha trapiantato un cuore artificiale su un quindicenne. Poi è toccato a Paolo Tomà, direttore del dipartimento di Radiodiagnostica. Certo perché il Bambino Gesù è un ospedale prestigioso, ma forse pesano anche le leggi vaticane: ci sono i vantaggi fiscali e i diversi contratti di lavoro che Oltretevere consentono di mantenere in servizio chi ha superato l’età della pensione. Insomma, il segretario di Stato punta molto sul Bambino Gesù. E qualcuno a questo punto insinua che nella lotta tra gli ospedali dei bambini ci metta lo zampino anche la politica: Bertone, apertamente filo-berlusconiano, ottiene senza colpo ferire i 50 milioni l’anno di finanziamenti per il “suo” istituto. Bagnasco, appena più cauto con il premier, deve sudare sette camicie per il Gaslini. Sarà così? Certo la politica non risparmia nulla, nemmeno gli ospedali per i più piccoli. Il Bambino Gesù come il Gaslini. Basta ricordare quello che successe alla nomina del cda. Marta Vincenzi nominò Donato Bruccoleri, farmacista senza esperienza specifica e cugino di Totò Cuffaro, all’epoca ancora in auge nell’Udc (che doveva allearsi con il Pd per le elezioni regionali).
La Regione invece scelse Raffaele Bozzano, anch’egli senza esperienza specifica e già socio di Franco Lazzarini (praticamente un gemello siamese di Burlando del Pd, che usava la sua auto e viveva in affitto nella sua casa all’epoca del famoso contromano in auto). Insomma, difficile trovare qualcuno che possa scagliare la prima pietra. Di sicuro c’è un paradosso: il Gaslini, ospedale italiano ai vertici mondiali, rischia di vedersi superare dall’ospedale della Santa Sede grazie agli aiuti dello Stato.
Da Il Fatto Quotidiano del 5 marzo 2011