Politica

Quando Gambadilegno e Hitler <br/> firmavano per Berlusconi

Nel 2007 Forza Italia sosteneva di aver raccolto 5 milioni di firme per spingere alle dimissioni Romano Prodi. Tra le altre anche Cetto la Qualunque, Hitler, Marx e Indro Montanelli. Ma Il Giornale va all'attacco di Bersani: "Il Pd ha toccato il fondo"

Gambadilegno, Cetto la Qualunque, Hitler, Marx, Indro Montanelli. E non solo. Attenzione: queste non sono le firme false comparse, tra le molte vere, nella raccolta organizzata dal Pd per mandare a casa Silvio Berlusconi. L’elenco di nomi di personaggi storici morti o di fantasia salta fuori da un’altra raccolta. Questa volta organizzata proprio da chi ora accusa il Partito democratico di aver messo in piedi una sorta di truffa mediatica. Infatti se oggi Bersani dice di aver messo in fila 10 milioni di firme, per spingere il premier alle dimissioni, nel 2007 Forza Italia sosteneva di averne raccolta 5 milioni per pensionare Romano Prodi. Allora fu persino aperto un sito chiamato rivotiamo.it e sul web comparvero anche le firme di mafiosi come Vittorio Mangano e Bernardo Provenzano. “Gli italiani ne hanno abbastanza. Firma anche tu per tornare subito al voto”. Questo era l’invito rivolto ai navigatori, seguito da una valanga di “firme patacca”, senza che arrivasse nessuna denuncia dal Giornale, il quotidiano di Paolo Berlusconi che ora accusa il Pd di aver “toccato il fondo”.

Bersani è stato infatti attaccato dal giornale diretto da Alessandro Sallusti. E anche Maurizio Belpietro non ci è andato per il sottile: su Libero il titolo “Questo signore è un pataccaro” sopra la foto in prima pagina del segretario del Pd. Che giovedì scorso ha annunciato “obiettivo raggiunto”, in riferimento all’iniziativa ‘Berlusconi dimettiti’: “L’8 marzo presenteremo le prime milionate di firme che stiamo raccogliendo – ha spiegato Bersani – Continuano ad arrivare moduli, i banchetti li teniamo ancora aperti”. Ma i due quotidiani hanno contestato i risultati: “Peccato che i sottoscrittori siano al massimo un milione. I loro nomi? Lenin, Mao, Hitler, Wojtila, Pippo, Paperino e persino lo stesso Cav”, ha scritto Libero. Pronta la replica dei democratici: “Le firme ci sono. Che online ci sia sempre qualche falso purtroppo è inevitabile – commenta Matteo Orfini, responsabile Cultura e Informazione del Pd -. Ma l’8 marzo le firme le vedrete. Un dato di massima? 10 milioni”.