Tavoli con posti assegnati e ingresso concesso solo su prenotazione. Niente cori né bandiere, il Carroccio si riunisce a Bergamo e abbandona prati e paesi sperduti. Bossi sveglia l'orgoglio padano: "Noi non ci siamo arricchiti"
Neanche una bandiera con Alberto da Giussano. Nessun coro Padano né orde di uomini vestiti di verde con cappelli vichinghi in testa. La Lega accantona la semplicità che l’ha sempre contraddistinta (e ne ha fatto la fortuna), lascia i prati di Pontida e i paesini sperduti nelle valli Lombarde, e per festeggiare i 25 anni di vita sceglie la Fiera di Bergamo con una cerimonia in stile Pdl. Si entra solo mostrando il tagliando della prenotazione. Milleottocento persone distribuite in tavoli da dieci, comodamente sedute e, per l’occasione, vestite da sera. Il cappello con le corna, fino a poco tempo fa capo indispensabile dell’abbigliamento da adunate leghiste, spunta solo ogni tanto. Per qualche foto. E soltanto il sindaco di Adro, Oscar Lancini, accetta di indossarlo per qualche scatto. Al centro della sala è allestito un palco, dove Umberto Bossi e gli altri esponenti del Carroccio salgono solo per pochi minuti accompagnati da hostess appariscenti e seguiti da un gioco di luci degno di una trasmissione televisiva. Per tutta la serata una conduttrice presenta i vari ospiti, ricorda le tappe storiche della Lega e cerca di non far annoiare i presenti. Insomma, più che un festa del Carroccio sembra una convention. Al centro dei 180 tavoli quello d’onore: Umberto Bossi accompagnato dal figlio Renzo, Roberto Calderoli, Roberto Maroni, Giancarlo Giorgetti, Rosy Mauro, il direttore dell’Eco di Bergamo, Ettore Ognis, il presidente della Provincia orobica, Ettore Pirovano. Accerchiati dagli uomini della sicurezza per tenere lontani i giornalisti ma anche i curiosi, i tanti leghisti che vorrebbero rubare una foto col Capo.
Che si sottrae al suo popolo fino alle 23, quando finalmente sale sul palco per un intervento. E tra applausi e cori gli entusiasmi si riducono perché in 25 anni è evidente che molto è cambiato. Nessun richiamo a Roma ladrona, nessuna invocazione alla secessione. “Quelli degli altri partiti vanno a fare politica come carriera e sono sempre uno contro l’altro: noi non siamo così, siamo amici e per questo siamo sempre andati avanti”, esordisce Bossi. “Non ci siamo arricchiti – ha aggiunto – siamo rimasti quelli di sempre. Noi siamo gente che mantiene la parola”.
La cena di gala alla Fiera di Bergamo è stato lo spunto per Bossi per ripercorrere davanti a militanti e simpatizzanti la storia del Carroccio da lui fondato. Un applauso è scattato dai presenti quando il ministro delle Riforme ha ricordato Daniele Vimercati, il giornalista bergamasco scomparso pochi anni fa, che fu il primo biografo del senatur. “La prima volta a Bergamo ci venni portato da Vimercati, che faceva domande anche stronze, finte domande per rompere le balle alla gente, come quelle di Annozero. Fosse oggi qui – ha concluso – sarebbe a dirigere una delle reti Rai, perché era uno in gamba”. Fra le persone più citate dal leader del Carroccio, sia come amico, sia come compagno di esperienza politica, è stato il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, con cui Bossi ha condiviso l’addio della battaglia autonomista a Varese, sul finire degli anni ’70. “Mi ricordo di quando andavamo a fare le scritte sui ponti dell’autostrada ed una sera, per sfuggire alla polizia, rovesciai un secchio di colla sulla macchina di Maroni, e la cosa fece arrabbiare sua mamma”, ha riso di gusto.
Non è mancato il richiamo alla fedeltà dei leghisti. “Quando un’idea è nel cuore del popolo non c’è niente e nessuno che può fermarla”, ha detto. La Lega, che allora si chiamava Lega Lombarda ed era radicata soprattutto a Varese, città di Bossi e di Maroni, proprio a Bergamo ha iniziato a conquistare la Lombardia e il Nord. Il 6 dicembre del 1985, infatti, Umberto Bossi ha tenuto il suo primo comizio a Bergamo e nel 1897, dopo i primi successi elettorali, il Carroccio ha aperto la prima sede. Di successo elettorale in successo elettorale la Lega in provincia a Bergamo è il primo partito mentre in città è il secondo. I legami tra la Lega e la Bergamasca è particolarmente solido anche per il raduno che ogni anno viene organizzato a Pontida, luogo simbolo del Carroccio.
È tempo di festa ma i militanti leghisti vivono “di pane e politica”, proprio come quelli dei vecchi partiti popolari un tempo radicati sul territorio e dai loro capi hanno voluto sentire parole chiare sui temi caldi. “La Lega è una forza politica del Nord ed è in grado di sconfiggere chi si mette per traverso. Da noi si fa politica non per carriera ma per l’ideale”. Bossi ha insistito che “la libertà del Nord deve essere raggiunta democraticamente”. Ma se il senatur ha potuto evitare i temi politici, è toccato a Calderoli dare delle risposte ai dubbi della base sulla riforma della giustizia.
Il popolo leghista, infatti, anche dalle telefonate che ogni giorno arrivano a Radio Padania, non sempre digerisce le scelte del presidente del Consiglio sui temi come la giustizia. “Se parliamo di una riforma costituzionale – ha spiegato Calderoli – è evidente che nessuna di quelle misure andrà a ricadere sui processi a Berlusconi: il problema della giustizia italiana è garantire processi in tempi certi altrimenti non è giustizia. Stiamo lavorando sulla proposta che verrà portata al Consiglio dei ministri, su cui stanno lavorando tutte le parti del governo”. Calderoli non si è poi tirato indietro nella polemica con il segretario del Pd Pierluigi Bersani, che ha parlato della Lega Nord come di una forza politica asservita al miliardario Berlusconi. “Penso sempre al detto di un mio vecchio maestro, ha ricordato Calderoli, che diceva: Raglio d’asino non porta al cielo”. Intanto sul palco venivano premiati, nell’ordine: l’iscritto bergamasco più vecchio, l’attacchino più bravo, il più presente in sezione, quello più capace a far la polenta. Perché comunque, per quanto romanizzata e incline a imitare il Pdl, la forza della Lega rimane la sua base.