Roberto Saviano ribadisce di non voler entrare in politica. Ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, lo scrittore ha sottolineato come “per me rimane vero quello che ho già detto: oggi fare bene il proprio mestiere è già rivoluzionario”. E con Fazio annuncia la volontà di ripetere l’esperienza di “Vieni via con me”. “Abbiamo deciso che la rifacciamo” ha annunciato il conduttore. In attesa del nuovo programma, Saviano ha parlato della situazione politica attuale, in particolar modo del caso Ruby. Quella che emerge dalle carte dell’inchiesta, ha detto, “è la figura di solitudine di un nonno”, Silvio Berlusconi. “Quando ho letto le carte non mi è venuto un senso di nausea ma, se tutto fosse confermato, un sentimento di tristezza, di solitudine per un nonno che si trova in una situazione del genere. Dov’è il puritanesimo, il moralismo in tutto questo? C’è voglia di dire che il Paese è altro, il paese sorride, vuole vivere. E’ tutt’altro che una sessualità che arriva allo scambio, all’estorsione, al racket”.
Saviano sottolinea come l’inchiesta milanese mostri qual’è “la selezione della classe dirigente” e quella “della classe artistica, se si può parlare di una classe artistica”. Per quanto riguarda poi l’inchiesta, secondo Saviano “un conto è il privato, che è sacro e va difeso, un conto è un reato. La macchina del fango colpisce chi lotta contro certi poteri e i governi”. E la delegittimazione, ha insistito, “non si è fermata. Anzi oggi il motto di certi giornali dell’area che protegge il governo è portare avanti un’equazione: ‘tanto voi non siete meglio’. E’ lì che parte la macchina del fango che pesca qualche elemento nella tua vita privata”.
Un’altra cosa che sta mettendo “a rischio la democrazia, la libertà di parola – spiega ancora lo scrittore – è quella di comparare il privato al reato, quella di dire che si tratta di una vicenda privata. Quella di dire, terrorizzando le persone, che se si guarda al privato ce n’è per tutti. Ma il privato – aggiunge Saviano – rimane una cosa sacra, il reato è un’altra cosa. La debolezza è una cosa l’estorsione un’altra. Eppure – ha continuato – la macchina del fango produce narconotizie come quelle inventate dai narcotrafficanti sudamericani e puo’ essere fermata solo dalle persone che devono capire che una cosa e’ un’inchiesta che prende più elementi e li analizza mentre la delegittimazione prende solo un elemento e lo utilizza contro il suo bersaglio. In questo caso dire di non credere, dire ‘bugiardi’, significa salvare la democrazia”.