Sui cibi cucinati non vi sto a tediare, immagino che ormai – slowfooddizzati come siete – di sicuro ne sappiate più di me. Quello che forse non avete pensato è che i frigoriferi, con le loro enormi dimensioni, sono difatti il vero nemico che vi siete messi in casa. Altro che i poveri televisori. Il frigo è assolutamente più subdolo, vi trasforma silenziosa-mente in potentissimi alleati di stili di vita con conseguenze inenarrabili. Avete mai visto, aprendo il suo sportello, uscire un Emilio Fede? Un urlante Sgarbi? Quel sempre certo di un Costanzo? Con la potenza dei loro nomi così manifesta. No di certo e – mentre accendete e spengete la tv e correte sul satellite o sul computer cercando altro – lui, il frigo, è lì sornione e maledetto con i suoi finti yogurt dimagranti e falsamente salutisti. Con latte scremato e formaggi sbiancati, con petti di pollo massacrati e massacranti e pesci pompati con farine obnubilanti. Pomodori, peperoni e melanzane ormai escrescenze vegetali senza semi, più simili a tumori vegetali che a proibiti frutti di paradisi terrestri che evidentemente rischiamo di perdere per davvero.
Sarete disposti a ridurre le aspettative refrigeranti vostre e delle vostre famiglie? Sarete disposti a riallargare le vostre dispense? Con pacchi di riso, paste secche, stagionati pezzi di puzzolenti formaggi, di aringhe e salacche, di pani di lievito madre che non muoiano in poche ore ma che potrete comprare o farvi ancor meglio da soli, evitando così le buche più dure di un consumismo ormai obsoleto e cialtrone. Comprate anche semolino e polenta, pastina e farina. Comprate verdura dei territori, pesce di costa, poca carne ma buona e, una volta l’anno, salumi di quel norcino che conoscete solo voi. Mangiate pizza vera, gelato vero, fate merenda con pane e olio e un mezzo bicchiere di un buon vino. Non solo farete politica praticata nel vostro quotidiano ma cambierete le vite delle tante persone che vi circondano. Non più sgarbati senza fede e senza la costanza distruttiva di cucine producenti spaventate obesità mentali trangugianti il tutto per trasformarlo in un niente.
Per memoria collettiva aggiungo quel che aggiunse un saggio livornese ad amici suoi tornando dallo stadio dopo una partita Livorno-Milan entrando nella sua trattoria preferita: “Sotto la bandana niente? Sopra la tavola, dhé, boghe senza fà gli schifittosi”. E se avete un amico tunisino, egiziano, libico, chiedete loro come cucinano e conservano questi pesci. Sono dei maestri e ne sanno molti più di noi.
Buon appetito e buon lavoro. Già, perché cucinarsi è un po’ come farsi da badante, come fare il muratore della propria vita. È – e questa va da sé – come farsi personale pizzaiolo, panettiere, raccoglitore di pomodori, pescatore e via avanti così a ridistribuirsi diverse, molto diverse, ricchezze.